Misiani: «Una transizione graduale e selettiva La Lega? Niente inganni»
«Un mix di incentivi e ammortizzatori sociali»
«Ma figuriamoci, quale imboscata!».
Antonio Misiani, la Lega ha accusato il ministro Andrea Orlando di aver inserito a sorpresa la proroga dei licenziamenti nella bozza del decreto Sostegni bis. È vero che è arrivata in Consiglio dei ministri «fuori sacco»?
«I leghisti dovrebbero mettersi d’accordo tra di loro, prima di parlare. E dovrebbero finirla di interpretare due parti in commedia — risponde il responsabile Economia del Pd —. Non è possibile che prima Salvini si alzi la mattina del Consiglio dei ministri e faccia il fenomeno, invocando una ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti e poi la sua sottosegretaria parli di inganno, di fronte a una norma di proroga di portata del tutto limitata e selettiva».
Eppure anche per Confindustria è un «colpo basso» del governo. Orlando ha ingannato il mondo del lavoro?
«Dissentire è legittimo, naturalmente. Ma sarebbe intellettualmente onesto se si riconoscesse che, accanto alla norma oggetto del contendere, il decreto contiene misure di incentivo che valgono tra 5 e 6 miliardi e che aiuteranno tantissime imprese a mantenere i livelli occupazionali e ad assumere».
Per i sindacati la proroga ad agosto è un primo passo, ma insufficiente. Ritiene possibile prolungare la moratoria generalizzata dei licenziamenti almeno al 31 ottobre?
«Io ritengo equilibrato il punto di caduta definito dal governo, che sblocca i licenziamenti in modo graduale e selettivo tra fine giugno e fine ottobre, tenendo conto della disponibilità e dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e, contestualmente, prevede un robusto pacchetto di incentivi».
Alla fine ha vinto Orlando o è un pareggio?
«Non era un derby, rimane un punto cruciale la disponibilità di Cassa integrazione gratuita sino a fine anno, con l’impegno a non licenziare da parte delle aziende che la utilizzeranno. A me sembra una soluzione ragionevole, il cui cuore sono gli incentivi per il mantenimento dei livelli occupazionali, a partire dai settori più in crisi come il turismo e il commercio».
Imprese e sindacati non sono stati coinvolti nella scelta?
«Sì, ma senza arrivare a un accordo. Il pacchetto di misure anti licenziamenti promosso dal ministro Andrea Orlando è stato discusso con le parti sociali e approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Detto ciò, credo sia
Periodo-ponte
Prevediamo un periodo ponte tra fine giugno e fino ottobre, con aiuti ai settori come turismo e commercio
Il Paese
L’Italia si sta rialzando, ma abbiamo di fronte mesi difficili. Il lavoro sia al centro di uno sforzo condiviso
indispensabile superare le polemiche e riannodare i fili del confronto. L’Italia si sta rialzando, ma abbiamo di fronte mesi difficili e scelte complesse. Il lavoro, da creare e da proteggere, deve essere al centro di uno sforzo condiviso tra governo e parti sociali. Solo insieme possiamo superare la crisi e ripartire».
Il ministro Orlando è molto amareggiato per le accuse che ritiene ingiuste e anche per le «ricostruzioni fantasiose e prive di fondamento». Le risulta che, prima di arrivare alla mediazione, abbia messo le dimissioni sul tavolo?
«Assolutamente no. La questione non è personale, ma politica. Noi siamo al governo per aiutare l’Italia a uscire dalla crisi difendendo la coesione sociale».
Al Pd sta bene che la governance del Piano di ripresa e resilienza sia pressoché tutta in capo a Mario Draghi e al ministro dell’Economia, Daniele Franco?
«Il governo Draghi ha il merito di avere sciolto il nodo della governance, attribuendo opportunamente un ruolo chiave al Mef. Detto ciò, il Recovery sarà un successo solo se ci sarà una mobilitazione di tutto il Paese. Governo, Parlamento, enti territoriali, forze economiche e sociali. L’assetto della governance deve essere funzionale anche a questo obiettivo».
Salvini insiste, vuole abolire il codice degli appalti...
«Chi dice “aboliamo il Codice degli appalti” fa solo propaganda, mentre noi dobbiamo individuare soluzioni concrete. I 235 miliardi del Piano li dobbiamo spendere al meglio entro il 2026, in un Paese che oggi impiega 16 anni per realizzare grandi opere pubbliche. Le priorità sono due. La velocità, come giustamente chiedono anche i nostri sindaci, e la legalità. Per tutelare il lavoro e la sicurezza e prevenire infiltrazioni criminali o mafiose e atti di corruzione».