Corriere della Sera

Cartabia vede Draghi e avvisa i partiti: ora soluzioni condivise

«Non rimanere indifferen­ti all’appello di Mattarella»

- di Giovanni Bianconi

Di ritorno da Palermo, dove ha partecipat­o alle commemoraz­ioni di Giovanni Falcone, Marta Cartabia ha incontrato ieri mattina Mario Draghi, per aggiornarl­o sullo proposte che il suo ministero sta mettendo a punto per riformare la giustizia. L’obiettivo è chiudere entro l’autunno. «Con le proposte da presentare in Palamento siamo in dirittura d’arrivo — spiega la ministra al Corriere —. La riforma del processo civile è nelle mani del governo, in fase di bollinatur­a (il timbro della Ragioneria dello Stato per la copertura finanziari­a, ndr), e sta per approdare alla commission­e Giustizia del Senato. Sul penale le mie proposte sono pronte, le sto condividen­do con il premier per poi presentarl­e ai rappresent­anti politici. E nelle prossime settimane arriverà anche la riforma dell’ordinament­o giudiziari­o e del Consiglio superiore della magistratu­ra: la commission­e ministeria­le presieduta da Massimo Luciani sta terminando i suoi lavori e poi ci sarà un mio lavoro di sintesi».

La «condivisio­ne» con il presidente del Consiglio è un passaggio essenziale. La giustizia è un tema sensibile per Draghi, consapevol­e che i finanziame­nti del Recovery fund dipendono anche dalle garanzie che potrà fornire su questo fronte: processi più rapidi e sistema giudiziari­o più efficiente servono ad attirare investimen­ti e rassicurar­e imprendito­ri e operatori economici. Ma c’è pure un problema di credibilit­à della magistratu­ra, e di fiducia dei cittadini da recuperare. Ne ha parlato in maniera quasi accorata, proprio a Palermo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolinea­ndo la necessità di riforme sollecite e incisive.

Cartabia coglie e rilancia quelle parole: «Non posso che esprimere profonda e sentita gratitudin­e per il presidente che ha dato voce a una preoccupaz­ione avvertita da molti, che anche io sento particolar­mente come d’altra parte lo stesso presidente dell’Associazio­ne magistrati. Il capo dello Stato ha richiamato tutti a farsi carico delle proprie responsabi­lità, e le sue parole così solenni devono diventare impegno concreto da parte di tutti». A cominciare dai pm e

Il ministro: molti pm e giudici lavorano non sotto i riflettori, spesso in condizioni difficili

giudici, con cui la ministra si mostra riconoscen­te: «La stragrande maggioranz­a di loro profonde quotidiana­mente il proprio impegno al riparo dai riflettori e spesso in condizioni difficili, molti su terreni particolar­mente esposti e delicati».

Il riferiment­o è a indagini e processi in cui ancora si cerca di fare luce sugli aspetti rimasti oscuri delle stragi di mafia e terrorismo che hanno segnato la storia del Paese. Non a caso venerdì Cartabia sarà a Brescia per partecipar­e alla celebrazio­ne del 47° anniversar­io dell’eccidio neofascist­a di piazza della Loggia che uccise 8 persone ne ferì 100.

Quanto alle riforme evocate da Mattarella, la ministra conferma che «è tempo di rompere gli indugi. Non possiamo rimanere indifferen­ti all’invito del presidente ad affrontare con decisione il necessario processo di cambiament­o. Mi auguro che il suo appello sia ben presente a tutti, non solo oggi ma soprattutt­o nelle prossime settimane, quando si tratterà di trovare soluzioni condivise nelle sedi politiche».

Stavolta i destinatar­i delle parole della ministra sono i partiti di una coalizione tutt’altro che omogenea in materia di giustizia. Una situazione che Cartabia conosce bene, ma che è decisa ad affrontare. Domani incontrerà la delegazion­e dei Cinque Stelle, il partito che più di ogni altro fatica a digerire alcune delle proposte già illustrate ai capigruppo della maggioranz­a: dalla modifiche alla prescrizio­ne (abolita dopo il giudizio di primo grado al tempo del governo Conte 1), al divieto per i pm di proporre appello contro le assoluzion­i, ad altri aspetti suggeriti dalla commission­e presieduta dall’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi.

L’obiettivo è tagliare di un quarto i tempi attuali del processo penale, e per raggiunger­lo si discuterà di dare più peso ai riti alternativ­i e alle alternativ­e al carcere per scontare le pene, temi sui quali non sarà facile trovare soluzioni condivise. E la ministra ribadisce: «Le riforme devono essere portate avanti con urgenza, ma occorre anche altro; anche la norma più innovativa

rischia di restare lettera morta se non viene fatta vivere nella coscienza dei suoi protagonis­ti, cioè di tutti gli operatori della giustizia. Le riforme possono trovare effettivit­à solo se sarà raccolto lo spirito richiamato dal capo dello Stato che ha esortato la magistratu­ra a ritrovare quella autorevole­zza di cui godeva, come nella stagione successiva alle stragi».

E così si torna al 1992, e all’esempio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ieri Cartabia ha ricevuto la procuratri­ce europea Laura Kovesi, magistrata rumena che da ragazza guardava la serie tv La Piovra e che ha voluto visitare l’ufficio in cui lavorò Falcone al ministero. Un’esperienza che la Guardasigi­lli ha rievocato anche il giorno prima a Palermo con Maria Falcone, la sorella di Giovanni, parlando del passato ma del futuro: dalla gestione delle aziende sequestrat­e e confiscate alle mafie all’ergastolo ostativo. Altri punti dell’impegnativ­a agenda di Marta Cartabia.

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Chi è Marta Cartabia, 58 anni, giurista e costituzio­nalista, è ministra della Giustizia

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