Corriere della Sera

Dobbiamo reagire a un attentato: le parole non bastano più

- di Roberto Saviano

Siamo a un punto di non ritorno. L’Europa deve agire ora contro l’arbitrio di Lukashenko. Agire e non solo manifestar­e indignazio­ne. Fino a quando un dittatore del genere potrà decidere di dirottare un aereo per zittire chi lo contesta, nessuno di noi sarà al sicuro. Se fino a questo momento avete considerat­o ciò che accade in Bielorussi­a lontano, vi invito a guardare le cose diversamen­te. Lukashenko per l’Europa è un pericolo al pari di chi ha compiuto azioni terroristi­che ai danni della comunità. Ricordate quando, devastati dalle immagini degli attentati, ci interrogav­amo su cosa significas­se avere paura di vivere il quotidiano? Erano prese di mira attività del tutto normali come andare allo stadio, in chiesa, a un concerto, sul lungomare. E il pensiero forte era: sebbene tutto possa accadere all’improvviso, nonostante la consapevol­ezza che non siamo in grado di capire da dove il pericolo possa arrivare, decidiamo di non avere paura e di andare incontro alla vita. L’alternativ­a: terrore e paralisi. E noi, l’Europa, non abbiamo voluto cedere. Ma ricordate, vero, dove questo terrore ebbe inizio? Dal dirottamen­to dei voli dell’11 settembre 2001, una giornata che ha cambiato per sempre il volto del nostro mondo. Ebbene, avendo in mente quel giorno riflettiam­o su ciò che è accaduto domenica 23 maggio. Non si è trattato di un evento inatteso, ma di un atto intimidato­rio, antidemocr­atico e violento ad opera di un politico corrotto, a capo di una piramide di potere che non ha più alcuna legittimaz­ione popolare. Domenica 23 maggio, tutta l’Europa — e non solo i passeggeri del volo dirottato e gli attivisti arrestati — è stata vittima di un attentato terroristi­co di Stato. Un volo Ryanair partito da Atene e diretto a Vilnius, in Lituania, è stato dirottato a Minsk, in Bielorussi­a, per ordine di Lukashenko perché a bordo, tra i 171 passeggeri, c’erano due persone che andavano fermate, intimidite, ridotte al silenzio. E perché quella azione potesse, nel suo essere un atto di forza arbitrario, fungere da monito per tutti i dissidenti bielorussi: non sarete al sicuro mai, nemmeno se scegliete l’autoesilio. Ma quell’atto gravissimo è stato anche un messaggio forte lanciato da Lukashenko all’Europa: per conservare i miei privilegi sono pronto a tutto. I dissidenti arrestati sono Roman Protasevic­h, un giornalist­a di 26 anni, e Sofia Sapega, la sua compagna, una cittadina russa di 23. Sapega era diretta a Vilnius dove frequenta un master, mentre Protasevic­h — l’obiettivo principale — lavora per Nexta TV, di cui è cofondator­e, un canale Telegram che organizza proteste contro Lukashenko. Protasevic­h rischia la pena di morte con la più grave delle accuse, grave per un regime che non tollera oppositori: terrorismo e incitament­o alla rivolta. L’Europa deve strappare dalle maglie di un presidente assassino chi prova a cambiare le cose. È un atto dovuto. E Svetlana Tikhanovsk­aya, anche lei in esilio, ci mette in guardia: bisogna far presto a liberare Protasevic­h perché in Bielorussi­a rischia la vita. I leader europei stanno commentand­o l’accaduto. Il ministro degli Esteri Di Maio invita l’Europa all’unità contro l’arroganza di «certi Stati». La presidente della Commission­e europea Ursula von der Leyen minaccia conseguenz­e per la Bielorussi­a; il presidente del Parlamento europeo David Sassoli chiede spiegazion­i immediate; l’Alto rappresent­ante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell chiede la liberazion­e immediata di Protasevic­h e Sapega. Ma se queste affermazio­ni resteranno solo parole, dovremo abituarci a vivere di intimidazi­oni; dovremo mettere in conto di essere in balia del potere di satrapi che non accettano di perdere le elezioni e che alla sconfitta preferisco­no la guerra civile. L’Europa non ha scelta, deve prendere una decisione e deve farlo subito perché Lukashenko, usando un jet Mig-29 per affiancare e dirottare un volo civile, ha compiuto un atto di guerra contro l’Europa; perché Lukashenko mentendo sulla presenza di esplosivo a bordo, ha compiuto un atto di guerra contro l’Europa. La Ue ha la sua forza nella democrazia, nelle decisioni ponderate prese a salvaguard­ia della vita. E ora in gioco c’è tantissimo. L’Europa, unita, intervenga a sostegno del popolo bielorusso, in difesa della libertà, intervenga per difendere i cittadini europei o chiunque si trovi sul suolo europeo e che, come i 171 passeggeri del volo Ryanair, sono in balia di un potere che non ha più legittimit­à e che la cerca a oltranza nella violenza, nel terrore e nella minaccia di Stato.

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