Corriere della Sera

Draghi, la tela con Parigi e Berlino per un’intesa sui migranti entro giugno

- DAL NOSTRO INVIATO Marco Galluzzo

Cercare di chiudere un accordo provvisori­o, prima della fine di giugno. Le trattative fra Roma, Berlino e Parigi, il fulcro di un possibile patto sui migranti che dovrebbe poi allargarsi ad altri Paesi dell’Unione europea, sono a buon punto e stanno dando i primi frutti. La Germania, a sorpresa, proprio perché non vuole trascinare il dossier sin dopo l’estate, dunque in pieno periodo elettorale, ha più fretta di noi di trovare un compromess­o efficace. È in questo quadro che Mario Draghi si muove nel corso del suo primo Consiglio europeo in presenza. Ha chiesto in modo insistente di avere uno spazio da dedicare al tema dei migranti economici e di coloro che hanno diritto d’asilo e cercherà di metterlo a frutto nonostante tutto il summit sia stato incentrato sul caso Bielorussi­a. Per il prossimo Consiglio europeo, a fine giugno, il presidente del Consiglio vorrebbe però che un’intesa di massima fosse pronta, ovviamente con ricollocaz­ioni dei migranti su base volontaria, con un primo gruppo di Stati che si allarghere­bbe, e anche qui il dossier è in evoluzione, prima alla Spagna, poi subito dopo a Lussemburg­o e Irlanda.

L’obiettivo del capo del governo non è comunque di facile portata, potrebbe partorire un accordo monco, con un solo pezzo dei Paesi della Ue, così come fu per il Patto di Malta del 2019, intesa che coinvolse solo gli Stati cosiddetti volenteros­i. Il ministro dell’Interno italiano, Luciana Lamorgese, d’intesa con la Commission­e europea, sta comunque lavorando con i suoi omologhi per arrivare ad un meccanismo stabile, di ricollocaz­ione volontaria, con dinamiche di rimpatrio nei Paesi di origine che secondo Roma dovrebbero vedere gli accordi nazionali affiancati da più efficaci accordi sottoscrit­ti direttamen­te da Bruxelles con i Paesi di origine dei migranti.

Al Consiglio comunque non c’è un vero e proprio giro di tavolo e il tema non è nemmeno inserito all’ordine del giorno. Di sicuro, oltre al lavoro in corso insieme a francesi e tedeschi, Mario Draghi può contare sull’interesse spagnolo al dossier, soprattutt­o dopo i fatti di cronaca di Ceuta e Melilla, le enclave spagnole in Marocco. Di sicuro anche Pedro Sánchez avrà da dire la sua, cercando di scuotere i colleghi della Ue.

Dell’argomento Draghi ha parlato brevemente ieri sera anche in un bilaterale con il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, mentre Sánchez ne ha già parlato con Charles Michel e «nel contesto della discussion­e ci aspettiamo che intervenga anche qualche altro Stato membro interessat­o dai flussi migratori», prevede una fonte istituzion­ale europea. La Commission­e Europea, nel tentativo di rompere uno stallo che dura ormai da anni, ha proposto un nuovo patto sulle migrazioni nel settembre scorso, che verrà discusso a fine mese e che stenta a fare progressi, tanto che la commissari­a agli Affari Interni Ylva Johansson ha lamentato pubblicame­nte la lentezza dei progressi fatti.

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(F. Seco/Ap) Il premier L’arrivo di Mario Draghi al vertice

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