Maria, regina dei numeri «Osservo le nuvole e penso a nuove equazioni Non uso mai il computer»
L’italiana premiata nel mondo: non sono un cervello in fuga
Avolte le equazioni si nascondono tra le nuvole. Quando accade, sostiene Maria, il cielo si unisce al pensiero, ed è proprio fantastico scoprire quei numeri e quei segni e trasformarli in matematica pura. Oggi la professoressa Maria Colombo, compie 32 anni e di equazioni in cielo ne ha già trovate tante. «Osservo le nuvole e mi domando quanti altri modi hanno di muoversi — racconta — e quante sono le equazioni che spiegano il loro incedere. Non è una novità, le studiava nel Settecento Eulero, un grande scienziato svizzero e le sue scoperte di due secoli fa oggi sono diventate fondamentali nella dinamica dei fluidi. A volte accadono cose sorprendenti: si scoprono equazioni che restano sepolte per decenni o addirittura secoli e poi diventano fondamentali in molte discipline».
Maria Colombo, italiana di Varese, scienziata e mamma di due bambini di uno e due anni, è una delle menti matematiche più promettenti a livello internazionale e ha appena vinto il Peter Lax Award, dedicato agli studiosi di problemi iperbolici, applicativi e computazionali. Anche il suo curriculum è iperbolico: già allieva della Scuola Normale di Pisa, dirige il Laboratorio di analisi matematica al Politecnico di Losanna, uno degli atenei più prestigiosi al mondo. A 17 anni ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di matematica in Slovenia ed è stata ricercatrice All’Institute for advanced Study di Princeton, sede accademica di Einstein e John von Neumann, tra i padri del computer.
«Computer che io non uso mai quando mi occupo di ricerca matematica — spiega la giovane scienziata — amo usare la mente per i calcoli e le ipotesi e soprattutto il dialogo diretto con i ricercatori del mio gruppo. Ci piace avere un pensiero autonomo e non automatizzato. Il pc sta sulla mia scrivania soprattutto per scrivere, inviare mail e collegarmi a Internet». Parlando di lei il direttore della Normale, il matematico Luigi Ambrosio, dice di essere stato baciato dalla fortuna ad averla avuta come allieva.
Maria è un cervello in fuga? «No, non sono scappata all’estero ma sono andata a imparare alcune cose da matematici straordinari, molti dei quali italiani come Camillo De Lellis, anche lui normalista e oggi professore a Princeton. Certo, l’Italia spesso non ti dà grandi prospettive, ma ci sono eccellenti matematici. Io sono convinta che gli scienziati devono girare il mondo, condividere le proprie competenze. La scienza è un progresso collettivo e il matematico cupo e solitario è uno stereotipo». Dunque la professoressa Colombo non sogna soltanto numeri? «Li sogno spesso, a dire la verità, perché il mio lavoro è ludiforme, lo vivo come un gioco e l’imprinting me lo ha trasmesso mio padre ingegnere innamorato del pensiero astratto — spiega — ma ci sono altre cose che mi appassionano. I grandi romanzi d’autore, come Il Signore degli Anelli, le meravigliose melodie e armonie di Brahms e Beethoven e anche fare trekking in montagna».
E come donna e mamma come è andata? «Tema delicato — risponde la professoressa —. Bisogna ancora combattere perché anche all’estero l’università è un ambiente prettamente maschile disseminato di preconcetti. Non è vero che l’Italia è più indietro di altre nazioni ma è allineata con il resto del mondo occidentale. Bisogna migliorare. Credo che fare bene il mio lavoro, anche da donna e da mamma, possa contribuire a risolvere questa problematica».
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