«Suzuki, vendite in crescita E puntiamo sull’auto ibrida»
Il presidente del gruppo in Italia, Nalli: la nostra quota salita al 2,6%
Osamu Suzuki, il più vecchio capo di una casa automobilistica al mondo, il patriarca, l’uomo che ha cambiato il suo cognome con quello di sua moglie, Michio Suzuki, nipote del fondatore, per dirigere per oltre 4 decenni il gigante nipponico, a 91 anni ha dato le dimissioni. Pur conservando la direzione del consiglio di amministrazione, ha demandato le deleghe al figlio Toshihiro. Un abbandono che potrebbe cambiare gli equilibri tra i costruttori giapponesi che, pur essendo rivali in diversi segmenti, sono alleati, vivono una sorte di unità nazionale che li associa, per condividere i costi sui progetti più importanti.
Mobilità elettrica, connettività, guida autonoma e produzione delle batterie hanno obbligato l’industria a siglare dei partenariati e i giapponesi li intrecciano tra loro. Tra Suzuki e Toyota esiste un interscambio, la prima offre
d La rete La nostra rete ha stretto i denti nel lockdown, senza mai abbandonare l’attenzione al cliente
l’esperienza nei segmenti più bassi, la seconda ha un’incidenza più forte in quelli alti ed ha una maggiore presenza in Asia, escludendo l’India dove invece Suzuki è la spalla vincente.Toyota ha in essere varie partnership: con Subaru per i coupé sportivi, con Mazda per rafforzare la presenza in America del Nord; con Suzuki condivide l’Europa e l’Asia e mantengono, reciprocamente, una quota del 4% nei rispettivi capitali. Inoltre, Toyota, Suzuki, Daihatsu e Mazda hanno da poco annunciato una nuova collaborazione per lo sviluppo di sistemi di comunicazione dei loro futuri veicoli. Strategie indispensabili per fronteggiare gli immensi investimenti verso l’elettrico, mentre continua la sfida tra i colossi Toyota e Volkswagen. Il gruppo di Wolfsburg è stato l’unico, quattro anni fa, a mettere sul tavolo 70 miliardi di euro per trasformarsi in un costruttore 100% sostenibile. Toyota mai come oggi ha bisogno della sua «corte» privilegiata per arrivare al suo obiettivo, in una corsa senza perdenti, da cui tutti traggono benefici.
Per Suzuki accedere alla tecnologia Toyota è indubbiamente un vantaggio: «L’Across, il suv ibrido ricaricabile — spiega Massimo Nalli,
presidente di Suzuki Italia — estende la gamma verso l’alto, con un ibrido alimentato a 355 volt che consente di viaggiare in elettrico per ben 75 chilometri e può contare su un motore a benzina con 55 litri nel serbatoio. In questo modo Across permette di superare l’ansia da batteria scarica e nel contempo abbassa drasticamente le emissioni di Co2, per rispettare i severi limiti europei. Anche Swace, il nuovo break con 207 volt di alimentazione, utilizza ingegneria al top e consente tratti di trazione in elettrico. Suzuki è così l’unico costruttore a offrire una gamma ibrida al 100%, includendo anche i suv compatti Vitara e SCross e le cittadine Swift e Ignis». Dei quattro centri stile di Suzuki, (tre in Asia, in India, a New Delhi e in Giappone, a Yokohama e ad Hamamatsu) uno è installato nel torinese, per analizzare e valutare le richieste dei consumatori europei, e il Piemonte mantiene una posizione di riferimento globale, in fatto di stile. «Il concept Suzuki Misano, realizzato come tesi dell’anno dagli studenti dello Ied, l’istituto europeo di eccellenza di design, è esposto al Mauto, il museo dell’automobile di Torino, appena riaperto». Una gamma composta totalmente da veicoli ibridi, perché — sottolinea il presidente — «l’ibrido e la possibilità di viaggiare in fuoristrada ci hanno permesso, nel nostro anno fiscale 2020/2021, nei confronti di un mercato sceso del 14%, di crescere del 7%, ottenendo la quota del 2,6%, mai registrata prima, con oltre 38mila immatricolazioni. Le ragioni di questo successo devono essere condivise con tutta la nostra rete che ha stretto i denti per tutto il lockdown, senza mai abbandonare l’attenzione al cliente.