Corriere della Sera

Addio Boniperti campione di stile

Cabrini: «Ma quanti matrimoni sono saltati»

- di Walter Veltroni Sconcerti, Tomaselli

Protagonis­ta di tante stagioni vittoriose della Juventus. Prima da giocatore e poi da dirigente. Giampiero Boniperti è morto ieri: aveva 92 anni.

Antonio Cabrini, c’è una bella foto di lei, Brady e Boniperti in accappatoi­o, dopo la festa per lo scudetto ’81. Lo avevate gettato in vasca?

«Probabilme­nte sì: non era così raro che Boniperti si lasciasse andare, perché da ex grande calciatore è sempre stato vicino allo spirito dello spogliatoi­o. Questo gli ha sempre fatto interpreta­re il suo ruolo nel modo giusto».

Qual era il segreto della grande Juve di Boniperti, costruita negli anni 70?

«La competenza: aveva giocato più di quattrocen­to partite ad alto livello, sapeva riconoscer­e le qualità di un calciatore e anche quella dei propri collaborat­ori più stretti. Sbagliava pochissimi acquisti».

Era un duro o era capace di comprender­e le persone?

«Non era duro. Conosceva l’ambiente, sapeva valutare i momenti con grande attenzione. Il fatto di essere sempre molto vicino alla squadra lo aiutava molto».

Trapattoni ha ammesso che i suggerimen­ti di Boniperti gli erano utili anche nelle scelte di formazione.

«Non mi stupisce, perché

Trapattoni arrivò alla Juventus molto giovane e avere un presidente così è stato un grosso aiuto, soprattutt­o all’inizio».

Le famose trattative con lui per il reingaggio erano così spietate come si dice?

«No, più che altro erano molto rapide. Però alla fine erano tutti soddisfatt­i, sia da una parte che dall’altra».

Lei è stato fin da subito il «Bell’Antonio»: che ne pensava del consiglio di sposarsi presto, uno dei capisaldi del «bonipertis­mo»?

«Dopo anni, ha ammesso di aver commesso un grande errore ad aver fatto sposare molti giocatori troppo presto: il novanta per cento di quei matrimoni sono falliti».

La sua necessità era quel

La sua competenza

Boniperti aveva una grande dote: la competenza. È stato un aiuto anche per il Trap

la di avere giocatori tranquilli sentimenta­lmente?

«Sì, ma probabilme­nte i tempi stavano cambiando».

Anastasi fu mandato a tagliarsi i capelli prima della presentazi­one. Lei è stato mai mandato dal barbiere?

«No, li ho sempre tenuti così: non erano così lunghi».

La juventinit­à di Boniperti in cosa consisteva?

«Nel Dna vincente. La sua maggior dote era quella di insegnarti e farti capire cosa vuol dire essere della Juve: è essere vincenti».

L’ha mai visto furibondo per una sconfitta?

«No, ma molto teso sì. Però perdevamo poche volte».

La frase «vincere non è importante, è l’unica cosa che conta» a volte viene considerat­a poco sportiva: qual è il vero significat­o?

«Chi la intende in questo modo, non capisce e non sa come era fatto Boniperti. La sconfitta per lui era un fallimento. E questo modo di pensare l0 trasmettev­a a tutti i calciatori».

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Giampiero Boniperti, aveva 92 anni
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Antonio Cabrini

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