Iran, conservatori pronti al trionfo «Ora di liberarci dei nemici stranieri»
L’ex candidato Zakani: «Spero che Raisi vinca al primo turno». Nei seggi-moschee pochi in fila
La campagna elettorale è stata breve e poco eccitante. Di solito era l’occasione per godere un po’ più di libertà del solito: andare ai comizi con gli amici, cantare e ballare. La politica come una festa.
Invece, causa Covid, tutto si è praticamente concentrato in tre confronti tv. Ieri, l’ultimo sprint ad urne aperte, però, è stato frenetico. Dei sette candidati ammessi (sui 600 che ci avevano provato) se ne sono ritirati tre. Due dal campo conservatore e uno dal campo moderato. La mossa dovrebbe favorire l’ex governatore della Banca Centrale Abdolnasser Hammati, unico ad aver corteggiato l’elettorato riformista. Tra i leader storici dello schieramento, però, solo l’ex presidente Khatami ha chiesto di appoggiare il tecnocrate e infatti è apparso puntuale al seggio ospitato nella casa che fu dell’Imam Khomeini. Il campo conservatore sente così la vittoria a portata di mano. Il giudicemullah Ibrahim Raisi è appoggiato dalla Guida Suprema e da tutte le altre istituzioni della Repubblica: dal Consiglio dei Guardiani ai Pasdaran. Da parte loro è stata fortissima ieri la pressione per fare dell’elezione di Raisi una vittoria rotonda. Su tutte le sim telefoniche iraniane sono piovute decine di messaggi che invitano al voto. Alcuni formali, altri, allusivi, ricordavano che «capita a chiunque di chiedere un impiego pubblico». Alle 16 di ieri l’annuncio: a causa delle lunghe code l’orario di chiusura dei seggi viene posticipato a mezzanotte. Il sole picchiava violento e i pochi davvero in coda fuori dalle moschee-seggi se ne stavano schiacciati contro il muro in cerca di una bava d’ombra. Alle 19 la partecipazione era data dall’agenzia statale Fars al 37%, ma con altre 5 ore (fresche) di seggi aperti è facile che il dato aumenti parecchio. Il termine di paragone può essere il 73% delle scorse presidenziali (difficile) o il 42 delle ultime parlamentari (praticamente già superato). I sondaggi immaginavano la vittoria schiacciante di Raisi con una partecipazione tra il 46 e il 60%.
Stare nella parte alta della forbice sarebbe un successo di legittimazione per il nuovo presidente. Appena dopo aver deposto la scheda nell’urna, uno dei candidati conservatori ritiratosi all’ultimo, Alireza Zakani, si ferma a parlare con il Corriere. «Ritirarmi era la cosa più utile che potessi fare per la patria in questo momento. Noi tutti conservatori abbiamo un unico obbiettivo: liberare l’Iran dall’arroganza dei nemici stranieri e dei potenti interni. Speriamo che Raisi vinca già al primo turno e non importa se ci sarà un’affluenza al 50%, in Occidente ci sono partecipazioni anche inferiori. Gli elettori sanno che i nostri problemi non dipendono solo dai crimini dell’America, ma anche dall’inefficienza dell’attuale governo. Il popolo vuole cambiare».
I risultati sono annunciati per oggi. Se Raisi non riuscisse ad arrivare alla maggioranza assoluta dovrebbe andare al ballottaggio e allora l’apatia e l’indifferenza potrebbero svanire.
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Ritirarmi era la cosa più utile che potessi fare per la patria in questo momento Alireza Zakani candidato conservatore (appena ritiratosi)