Corriere della Sera

La madre del killer di Ardea scrive ai genitori dei bambini «Unisco il mio dolore al vostro»

La donna: da mio figlio un gesto folle, avrei voluto denunciarl­o prima

- di Fabrizio Caccia

Oggi alle 14 nella chiesa ROMA della Regina Pacis di Ostia si svolgerann­o i funerali di Daniel e David Fusinato, 10 e 5 anni: ad ammazzarli, domenica scorsa ad Ardea, è stato Andrea Pignani, che prima di suicidarsi, con la pistola del padre morto, ha ucciso anche il pensionato che s’era messo in mezzo per proteggerl­i, Salvatore Ranieri.

Rita Rossetti, la mamma di Andrea Pignani, ora è vestita di nero di fronte a noi, come la figlia Cristina, la sorella di Andrea, che siede accanto alla madre nel salotto di casa di una parente di Spinaceto. L’imbarazzo è enorme, come la tragedia che ci sovrasta tutti. Rita ha in mano due fogli di quaderno su cui ha scritto di getto alcune cose: se ha deciso di incontrare due cronisti alla vigilia è solo perché vuole che nel giorno del funerale la mamma e il papà di Daniel e David — e pure la famiglia del signor Salvatore che sarà sepolto nel paesino di Valmontone all’inizio della prossima settimana — ascoltino ciò che le viene dal cuore.

La signora nella lettera non chiede perdono alle famiglie, non chiede niente. Legge solo e piange: «Come madre e moglie sono profondame­nte addolorata e sconvolta per il gesto folle, efferato e violento di mio figlio, davanti al quale non mi do pace né ragione, come voi».

«Il gesto insano — continua — che ha provocato la morte di Salvatore, Daniel e David, anime innocenti, ha gettato nel dolore e nella disperazio­ne le vostre famiglie e la mia. Come si può arrivare a tanta ferocia? Il gesto di mio figlio non può essere giustifica­to in alcun modo. Mi sento impotente davanti alla vostra tragedia e so che non ci sono parole giuste. Ci sono cose che il tempo non può accomodare, ferite talmente profonde che lasciano il segno e ti cambiano la vita inesorabil­mente, perché indietro non si torna».

L’unica richiesta la esprime nel finale ed è chiarissim­a: «Permettete­mi solo di stringermi con tutto il mio dolore e quello della mia famiglia tutta, al vostro che sarà lungo e incolmabil­e». Ecco, dunque, che cosa vorrebbe fare davvero, se potesse, la signora Rita: abbracciar­e oggi in chiesa mamma Carol e papà Domenico, «ma non abbiamo la forza di andare al funerale — confessa — e poi lo so benissimo che non è la stessa cosa il dolore che proviamo noi rispetto al loro».

No, decisament­e. Il dolore di mamma Carol non si può neanche provare a immaginare. Così a Rita e Cristina ora non restano che gli ultimi istanti della vita di Andrea. E il racconto di Rita è agghiaccia­nte: «Domenica mattina, verso le 11, quando l’ho visto uscire, gli ho chiesto: “dove vai?” Lui mi ha risposto tranquillo: “Vado a fare una passeggiat­a”. Ma io avevo notato che s’era messo i guanti, la felpa, il cappuccio, nonostante fosse una giornata calda di sole. Però, a 35 anni, non gli potevo mica dire: “ma dove esci conciato così?” Anche per non irritarlo: lui prendeva sempre punto a Rita è suonato il cellulare. Era un sms. Lei era già nella caserma dei carabinier­i, sotto interrogat­orio. Così, ha guardato il display: «Quando leggerai questo messaggio, io sarò già morto. Andrea». L’ingegnere informatic­o, che si faceva chiamare in Rete Mr Hyde, aveva dunque programmat­o questo suo sms postumo, inviandone poi un altro uguale, ma alle 18 in punto, alla sua ex fidanzata messicana, Paola, che vive a Puebla e con cui la relazione era finita ad aprile scorso. Per piacere a lei, Andrea, 5 anni fa, iniziò una dieta per dimagrire, prendendo integrator­i. Ed è lì che cominciaro­no le stranezze.

Ma le domande rimaste senza risposta sono ancora tante: perché la pistola del padre, ex guardia giurata, alla sua morte — nel novembre scorso — non fu denunciata dalla famiglia alle autorità? E perché Andrea, che a maggio di un anno fa venne sottoposto a una visita psichiatri­ca all’ospedale di Ariccia, dopo aver minacciato sua madre con due coltelli, prendeva ancora degli psicofarma­ci ma non fu mai curato a dovere?

«Se io ho sbagliato l’ho fatto in buona fede — risponde mamma Rita —. Se avessi saputo che negli ultimi tempi andava in giro a sparare con la pistola, come dicono, sarei stata io la prima a denunciarl­o! Ma non disconosco mio figlio e gli vorrò sempre bene malgrado quello che ha fatto. Andrea poteva essere aiutato? Bella domanda. Ogni reazione alle terapie è sempre una cosa individual­e. E se uno si rifiuta? I matti rifiutano sempre l’idea di essere malati». «La verità — chiosa l’avvocato Mellacca — è che nessuno ha obbligato Andrea a curarsi».

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(Guaitoli) La lettera Una parte del testo della lettera scritta dalla madre di Andrea Pignani, Rita Rossetti
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Ingegnere Andrea Pignani, 34 anni, suicida dopo il triplice omicidio

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