Fuoricorso dimezzati, ma cala l’occupazione
Il 2020 porta un segno meno anche sul fronte delle opportunità di lavoro per i neolaureati: secondo la XXIII edizione del rapporto AlmaLaurea presentato ieri all’università di Bergamo, lo scorso anno il tasso di occupazione è sceso del 4,9% per i laureati di primo livello e del 3,6% per quelli di secondo livello. Effetti marginali sui laureati a 5 anni dal conseguimento del titolo, che sembrano aver retto la pandemia. Ma il rapporto, che prende spunto da un’indagine che ha riguardato 655 mila laureati di 76 università, rivela anche tanti passi in avanti. L’età a cui si raggiunge la laurea, ad esempio: è pari a 24,5 per il primo livello (era 25,7 nel 2011) e 27,1 per i laureati magistrali biennali (era 27,8). Anche la regolarità negli studi ha registrato un miglioramento costante: se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso era il 14,8% dei laureati, oggi la quota si è quasi dimezzata (7,6%). Crescono quest’anno pure le immatricolazioni: + 14 mila. Le donne, che da tempo costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia, rappresentano tra quelli del 2020 il 58,7% del totale. Ma non basta perché, a parità di condizioni, gli uomini guadagnano di più rispetto alle colleghe (+17,8%), un «gap salariale inaccettabile», dice la ministra dell’università Maria Cristina Messa.