Musica da camera (acustica) Nella natura con i gusci sonori
La conchiglia di De Lucchi per lo Stresa Festival e il primato dei costruttori italiani
Mario Brunello lo definisce «una costruzione leonardesca» perché, come le invenzioni del genio rinascimentale, è frutto di immaginazione, esplorazione e innovazione rese forma e sostanza attraverso un artigianato sopraffino. Il violoncellista che ama suonare sulle vette delle Dolomiti, da quest’anno è direttore artistico dello Stresa Festival e ha chiesto a Michele De Lucchi di creargli un «palco acustico, una sorta di grande conchiglia in legno di larice che ospiti i musicisti durante i concerti all’aperto». La musica ha le sue dimore: teatri, sale da concerto, anche saloni di palazzi o chiese, ma lo Stresa Festival tocca luoghi come le Isole Borromee. «Abbiamo pensato - riprende Brunello — a una “casa dei suoni” trasportabile, che si potesse smontare e rimontaadeguate re, per far ascoltare al meglio la musica rimanendo immersi nella natura del Lago Maggiore. I ricercatori del Politecnico di Milano hanno studiato l’acustica in modo tale che il suono si espanda partendo da un solo punto, mantenendo chiarezza e pulizia: nessuna amplificazione artificiale, l’intensità del suono dipende dalla disposizione dei musicisti nella conchiglia».
De Lucchi ha ideato e realizzato la «casa», con i pannelli che abbracciano la pedana sorretti da bracci lignei a vista, così da svelare la semplicità della meccanica del palco: «La musica all’aperto si diffonde nell’aria, si confonde con i suoni, gli odori e i colori della natura» è il pensiero da cui ha preso forma la sua creazione. «Il paesaggio è una scenografia molto speciale per un concerto, rende il suono meno tecnico, più autentico e sincero. Il Palco Acustico ha il delicato compito di amplificare la magia dell’incontro tra musica e natura».
La creazione di De Lucchi è la più recente tappa di un percorso inarrestabile: dare alla musica dimore sempre più alle peculiarità del suono. Decenni fa, nei teatri lirici, i concerti sinfonici erano ospitati senza nessun accorgimento particolare, poi si è iniziato a prevedere dei pannelli che chiudessero lo spazio scenico dietro l’orchestra; oggi i musicisti sono circondati da veri e propri scrigni di legno, le camere acustiche, con pedana, pareti laterali e «soffitto». Quasi tutti i teatri italiani se ne sono dotati: San Carlo di Napoli, Petruzzelli di Bari, Scala, Comunale di Bologna. Alla Fenice di Venezia c’è una speciale camera acustica, costruita da Decima 1948, che viene usata solo per il Concerto di Capodanno. Molte sono realizzate da Suono Vivo, ditta padovana che è un’eccellenza mondiale: gliele hanno chieste il Bolshoi di Mosca, il londinese Covent Garden, l’Auf der Wien e la SemperOper di Dresda, le Opéra Bastille e Garnier a Parigi, i Berliner Philharmoniker, nel 2008, per suonare nell’aeroporto Tempelhof un brano di Stockhausen, che prevedeva 109 esecutori e 3 direttori: i tecnici riuscirono a ridurre il riverbero del suono da 8 a 2,5 secondi.
Sempre per i Berliner, Suono Vivo ha realizzato la camera acustica per suonare nella Waldbuhne: all’aperto l’ideazione dei pannelli laterali trasparenti ha permesso di schiudere un’ulteriore frontiera al connubio tra le diverse bellezze, del suono, dell’arte e della natura. Basti pensare al teatro Grande di Pompei o agli anfiteatri di Pozzuoli e Pola, alla Rocca Brancaleone per il Ravenna Festival o Torre del Lago per il Festival Pucciniano, il sacrario di Redipuglia e il sagrato del Duomo di Milano per i concerti della Filarmonica della Scala. Per Arturo Toscanini en plen air si poteva solo giocare a bocce; era un secolo fa.