Corriere della Sera

ALL’ASTA IL CODICE DEL WORLD WIDE WEB (SCRITTO IN EUROPA)

- di Massimo Sideri

Domanda a bruciapelo: Internet è un’invenzione americana o europea? È facile supporre che in tanti direbbero americana. Ma la risposta potrebbe essere diversa per chi parteciper­à all’asta di Sotheby’s per acquistare il codice sorgente di ciò che oggi chiamiamo World Wide Web «autografat­o» dal suo stesso padre, Tim Berners-Lee, con la tecnologia Nft: primo perché Sir Berners-Lee è inglese. Secondo perché il primo sito al mondo da lui sviluppato è stato, in effetti, quello del Cern di Ginevra, guidato oggi da Fabiola Gianotti (si può ancora visitare all’indirizzo online http://info.cern.ch). Per dirimere la questione serve un po’ di ripasso storico. Internet è indubbiame­nte l’unione di tante tecnologie diverse e dire chi sia stato il padre della Rete è un fatto tecnicamen­te arduo e intellettu­almente rischioso: si va da J.C.R. Licklider a Leonard Kleinrock che organizzò il 29 ottobre del 1969 la trasmissio­ne di un messaggio da un computer dell’Ucla a un computer di Menlo Park. Quel messaggio avrebbe dovuto essere «Login», ma il primo crash della storia fece passare solo «Lo». Il primo vagito. In ogni caso le principali tecnologie che usiamo sono il protocollo Ip di Vinton Cerf e Robert Kahn (che ha permesso il dialogo tra le macchine) e il www di Berners-Lee (per il dialogo tra documenti). Il premio Nobel per la Fisica, che allora guidava il Cern, Carlo Rubbia, ritenne però che lo sviluppo del www non fosse in linea con la missione del Cern e dunque Berners-Lee lasciò Ginevra per gli Stati Uniti. Lo stesso misterioso «Error 404» è stato collegato al numero della stanza di Berners-Lee al Cern, un mito della Rete smentito dalla testimonia­nza del diretto interessat­o al Corriere.

La storia si fa ancora più avvincente perché, a differenza di molti altri, l’ingegnere inglese decise di non brevettare la propria invenzione per favorirne lo sviluppo, rinunciand­o alla ricchezza personale. Ora con l’asta di Sotheby’s potrebbe avere una rivincita monetaria anche se quella più importante è il riconoscim­ento nel ruolo avuto nella storia dell’homo technologi­cus. Rimane un fatto: Winston Churchill diceva che gli italiani giocano a pallone come se dovessero fare la guerra e vanno in guerra come se dovessero giocare a pallone. Quella feroce battuta torna utile oggi per domandarsi se l’Europa fa scienza come se dovesse andare in guerra ma pensa alle aziende come se si trattasse di giocare a pallone.

Ps: a differenza del codice firmato da Berners-Lee il sito del Cern è «finto». La directory originale venne cancellata. Andate pure sul web, ma sarà come entrare in un museo e vedere la copia di una statua etrusca andata perduta. Anche la Rete ha già la sua archeologi­a.

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