Corriere della Sera

ROGER L’UOMO CHE GIOCÒ MEGLIO A TENNIS

FEDERER:

- Gianni De Stefani

Caro Aldo, mi dispiace che lei straveda per Nadal. La miglior volée dopo Federer? Ma scherziamo, un esteta del tennis quale io mi ritengo, si accorge subito che l’ha imparata da poco. Nadal è un giocatore grezzo, che ha fatto dell’aggressivi­tà il suo mantra. Il suo urlo-lamento a ogni colpo ha lo scopo di intimidire gli avversari. (A me darebbe fastidio io gioco e sto zitto e lui ha il permesso di urlarmi addosso su ogni colpo). Il suo gesto ripetuto milioni di volte, toccarsi l’orecchio sinistro, il naso e l’orecchio destro, è ossessivo. Poi che sia anche un santo perché paga le tasse in Spagna e questo lo renda un grande tennista lo può credere lei. Almeno avesse citato Federer come il più grande, l’avrei capito.

ICaro Gianni, l giudizio sulla volée di Nadal non è mio ma di Federer, uno che di volée ne capisce. Ma in effetti non si può discutere sul più grande tennista della storia (sono arrivate decine di commenti sul tema) senza affrontare il caso Federer. La penso come Adriano Panatta, che a Gaia Piccardi ha detto in sostanza: Federer è l’uomo che ha giocato meglio a tennis. In passato non si era mai visto nulla del genere. McEnroe ed Edberg avevano un tocco delizioso, ma non hanno mai vinto il Roland Garros: nel 1984 McEnroe perse al quinto da Lendl (forse il tennista più antipatico di tutti i tempi) dopo aver vinto i primi due set; nel 1989 Edberg fu sconfitto al quinto da Michael Chang, che aveva appena diciassett­e anni e non ha mai più vinto uno Slam. Federer era ed è un ottimo giocatore da fondocampo, con una volée da erbivoro (come si diceva una volta). Ma quando si discute sui grandi sportivi, non si può parlare soltanto di tecnica.

Federer è il dio del tennis; Nadal il Prometeo, che ruba il fuoco agli dei per portarlo agli uomini. Federer è baciato dal talento; Nadal si è costruito pezzo dopo pezzo. Anche questa è una forma di talento. Me l’ha spiegato lui stesso, quando mi ha detto: «Di talento ognuno ha il proprio. A qualcuno viene tutto facile; altri sanno resistere più a lungo sul campo. Lei può avere il talento di scrivere un buon articolo in mezz’ora; ma se un suo collega sa lavorare per sei ore di fila e tirar fuori un articolo ottimo, sarà un giornalist­a più talentuoso di lei». Cosa vuole replicare a uno così? Con Federer non ho mai parlato a tu per tu, ma lo ricordo alle Olimpiadi di Londra (dove perse in finale da Murray: si giocava a Wimbledon) corretto e disponibil­e con tutti i suoi interlocut­ori, oltre che fluente in almeno quattro lingue. Ecco, se hanno qualcosa in comune i tre grandi — tra cui va incluso senz’altro Djokovic — è un’intelligen­za fuori dall’ordinario, oltre a una tenuta fisica e mentale che all’apparenza li colloca fuori dal genere umano, in realtà conferma quanto possa la forza morale degli uomini.

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