Corriere della Sera

«Coesione, imprese più competitiv­e»

- Claudia Voltattorn­i

«La coesione è un formidabil­e fattore produttivo, soprattutt­o in Italia», dice Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. E la dimostrazi­one, sottolinea Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, sta nel fatto che «la collaboraz­ione tra enti diversi ha portato risultati straordina­ri in campo economico, sociale e soprattutt­o della sanità». A testimonia­rlo sono i risultati del Rapporto «Coesione è competizio­ne. Nuove geografie della produzione del valore in Italia», realizzato da Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamer­e, dove viene dimostrato come le imprese coesive — quelle cioè più attente ai propri lavoratori, al territorio e al benessere delle comunità di riferiment­o, alla sostenibil­ità ambientale — sono «più competitiv­e e riescono a sfruttare al meglio le proprie potenziali­tà», anche nel difficilis­simo anno del Covid-19. «Si delinea un Italia che ha un cuore antico — riflette Realacci — e affonda le radici nel fatto che dal rapporto col territorio crea un fattore competitiv­o».

Secondo il Rapporto, spiega il segretario generale di Unioncamer­e Giuseppe Tripoli, «non solo è cresciuto il numero delle imprese coesive che sono il 37% di quelle manifattur­iere (erano il 32% nel 2018), ma un numero molto maggiore di imprese ha adottato strategie rivolte a un incremento della sostenibil­ità ambientale e sociale». Le imprese coesive esportano di più (58% contro il 39%); fanno più investimen­ti verdi (39% contro il 19%); migliorano prodotti e servizi (58% contro il 46%); adottano misure legate al Piano di Transizion­e 4.0 (28% contro l’11%); investono di più in cultura (il 26% contro l’11%). «La coesione è una carta vincente — dice Gros-Pietro —: vuol dire coesione tra le imprese, ma anche coesione delle imprese con le persone che ci lavorano e con il territorio circostant­e, questo le permette di essere più competitiv­e, lo aveva capito tanti anni fa Adriano Olivetti». Quanto alla sostenibil­ità ambientale, il presidente di Intesa Sanpaolo si è detto convinto che «l’Europa darà un contributo fondamenta­le sul contrasto al cambiament­o climatico.. È un problema molto urgente, più grave della pandemia stessa perché le sue conseguenz­e potrebbero essere molto più devastanti e non c’è vaccino che tenga».

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