Corriere della Sera

«Fu all’epoca che imparammo ad affrontare ogni tragedia»

Francesco Acquaroli interpreta il comandante-eroe dei Vigili del Fuoco

- di Chiara Maffiolett­i

Quando tutta l’Italia tratteneva il fiato seguendo la tragedia di Vermicino, in attesa di un lieto fine che non c’è mai stato, Francesco Acquaroli aveva 19 anni. «Stavo preparando l’esame di maturità ma la cosa non mi impediva di uscire la sera. Era giugno e faceva molto caldo. Ricordo i signori e le signore che a Trastevere stavano seduti fuori dalle loro case, con la television­e appoggiata sopra una seggiola per non perdersi nulla».

Ora, l’attore si è trovato a prestare il volto a uno dei protagonis­ti di quella tragedia, Elveno Pastorelli, ingegnere civile e comandante dei Vigli del Fuoco, eroe tradito dal destino più crudele. «L’Italia era ferma ad aspettare che tutto si risolvesse: erano intervenut­i i Vigili del Fuoco, doveva finire tutto bene. Invece la questione non si dipanava».

Quell’evento non ha segnato solo la nostra storia recente, ma ha anche cambiato molte cose perfino nella narrazione dei media. «La maggior parte di noi nemmeno sapeva cosa fosse un pozzo artesiano e nessuno poteva immaginare che si assembrass­ero migliaia di persone lì fuori, così come che si iniziasse una diretta di venti ore in un’epoca in cui la tv a una certa ora chiudeva».

Sul perché si sia atteso tanto prima di raccontarl­o attraverso una fiction, l’attore ha un’idea: «Certe cose vanno elaborate sia emotivamen­te che razionalme­nte. Quelli erano anni durissimi: di terrorismo, sconquassa­vano la vita di tutti ogni giorno. Un anno prima c’era stata Bologna, poi Ustica, Moro... anni in cui il senso del pericolo e della destabiliz­zazione erano costanti. Ma quando sempliceme­nte il destino si accanisce andando a colpire l’inviolabil­ità di un bambino, allora il dolore unisce. All’epoca ha unito le famiglie. Eravamo tutti insieme a sperare. E non è servito a niente».

Quel senso di ingiustizi­a inappellab­ile è qualcosa di «emotivamen­te forte. La riprova, anche ragazzi che a quell’epoca nemmeno erano nati sanno di Vermicino. In quel momento ha visto la luce un certo modo di fare tv. Anche se è stato messo in pratica dieci, forse 15 anni dopo. La tv del dolore è la sua esasperazi­one peggiore. E non ha nulla più a che fare con quello che è successo ad Alfredino: sua madre e suo padre sono stati esempio di dignità e umanità: non solo hanno trovato la forza per restare in piedi ma anche quella per creare qualcosa di positivo come la Protezione Civile, istituita grazie al loro stimolo».

Per preparare questo ruolo, Acquaroli ha incontrato «uno dei più stretti collaborat­ori di Pastorelli che è Piero Moscardini: parlando con lui ma anche con altri vigili del fuoco ho avuto modo di capire quanta stima e rispetto ci sia ancora per questa figura. Un uomo molto impegnato, esigente, che lavorava senza sosta. Lui voleva tirare fuori Alfredino da quel pozzo: per tre giorni ha indossato lo stesso vestito esattament­e per quello, non si dava pace, non si allontanav­a».

Che effetto le ha fatto tornare a quel momento limpidissi­mo nella memoria collettiva? «Mi ha fatto molta impression­e. Di base perché ora ho l’età per capire quello che mia mamma provava all’epoca. Vedere le proprie mamme piangere davanti al televisore o essere nervose al limite del diventare scostanti per qualcosa che accadeva non a noi ma a chissà chi, era particolar­e. Provavo anche io una grande angoscia, ma a 19 anni avevo anche altri pensieri, l’esame da preparare... ero una persona diversa. Rivedere oggi tutta quella roba lì te la fa comprender­e in pieno: ti senti arrivare addosso un treno che ti travolge».

E dunque cosa può lasciare un progetto come questo? «Tante cose. Su tutte, la consapevol­ezza che anche nella più grande delle disgrazie si può trovare una forza incredibil­e, che ti spinge addirittur­a a fare qualcosa di buono. Questo progetto insegna che non c’è tragedia che non si possa affrontare, parla di resilienza e dello scegliere di non farsi abbattere nemmeno da difficoltà che sembrano immense, insormonta­bili. La vita è più forte. E saper fronteggia­re le sconfitte è un messaggio importante. A distanza di 40 anni la tragedia di Vermicino ce lo insegna ancora».

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 ??  ?? Poliedrico Francesco Acquaroli nei panni di Elveno Pastorelli, ingegnere civile e comandante dei Vigili del Fuoco. Sotto, in «Suburra» e in «Fargo 4»
Poliedrico Francesco Acquaroli nei panni di Elveno Pastorelli, ingegnere civile e comandante dei Vigili del Fuoco. Sotto, in «Suburra» e in «Fargo 4»
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