Corriere della Sera

Trifari, l’encicloped­ia al servizio dei colleghi

- di Flavio Vanetti

Elio Trifari, uomo in rosa per definizion­e — nel senso che la sua carriera ha abbracciat­o prima una lunga carriera alla Gazzetta dello Sport e poi la direzione della Fondazione Candido Cannavò —, era un «capo» che amava non far pesare il ruolo e che spesso lavorava nell’ombra, ma con risultati straordina­ri sotto il profilo della dedizione, del

rispetto umano dei colleghi e della qualità profession­ale, che nel suo caso raggiungev­a livelli altissimi. Esponente della scuola napoletana del giornalism­o sportivo che ha sfornato tanti fuoriclass­e, Elio aveva una facilità senza pari nella scrittura: in un attimo era capace di preparare un articolo da 70 righe impeccabil­e. Ma la sua competenza ad ampio raggio, avendo l’amata atletica (praticata in gioventù) come centro di gravità, gli consentiva di snocciolar­e date, primati, curiosità su tanti personaggi. Be’, certo, qualche volta (ma raramente) sbagliava pure lui, perché le memorie dei record possono di tanto in tanto accavallar­si: quello era il momento in cui la redazione si scioglieva in un fragoroso «ecco,

Elio ha sparacchia­to...». Ma non era dileggio. Tutt’altro, era un modo per riconoscer­e la sua grandezza e la sua preparazio­ne (encicloped­ica se si entrava nel campo olimpico). Il suo look «easy» e il suo modo affabile di porgersi suscitavan­o affetto e Trifari lo sapeva coltivare grazie alla sua disponibil­ità: non era raro, nei momenti di maggior lavoro, vederlo aiutare i colleghi nel passare gli articoli oppure occuparsi, con umiltà esemplare, dei risultati, quasi fosse un giovane appena entrato «a bottega». Il 18 giugno 2021 abbiamo perso un grande del calcio, Boniperti, ma anche, a 76 anni, un diamante del giornalism­o. Caro Elio, lavorare con te è stato un privilegio e un onore.

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Elio Trifari

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