Trifari, l’enciclopedia al servizio dei colleghi
Elio Trifari, uomo in rosa per definizione — nel senso che la sua carriera ha abbracciato prima una lunga carriera alla Gazzetta dello Sport e poi la direzione della Fondazione Candido Cannavò —, era un «capo» che amava non far pesare il ruolo e che spesso lavorava nell’ombra, ma con risultati straordinari sotto il profilo della dedizione, del
rispetto umano dei colleghi e della qualità professionale, che nel suo caso raggiungeva livelli altissimi. Esponente della scuola napoletana del giornalismo sportivo che ha sfornato tanti fuoriclasse, Elio aveva una facilità senza pari nella scrittura: in un attimo era capace di preparare un articolo da 70 righe impeccabile. Ma la sua competenza ad ampio raggio, avendo l’amata atletica (praticata in gioventù) come centro di gravità, gli consentiva di snocciolare date, primati, curiosità su tanti personaggi. Be’, certo, qualche volta (ma raramente) sbagliava pure lui, perché le memorie dei record possono di tanto in tanto accavallarsi: quello era il momento in cui la redazione si scioglieva in un fragoroso «ecco,
Elio ha sparacchiato...». Ma non era dileggio. Tutt’altro, era un modo per riconoscere la sua grandezza e la sua preparazione (enciclopedica se si entrava nel campo olimpico). Il suo look «easy» e il suo modo affabile di porgersi suscitavano affetto e Trifari lo sapeva coltivare grazie alla sua disponibilità: non era raro, nei momenti di maggior lavoro, vederlo aiutare i colleghi nel passare gli articoli oppure occuparsi, con umiltà esemplare, dei risultati, quasi fosse un giovane appena entrato «a bottega». Il 18 giugno 2021 abbiamo perso un grande del calcio, Boniperti, ma anche, a 76 anni, un diamante del giornalismo. Caro Elio, lavorare con te è stato un privilegio e un onore.