In tv la Milano da bere di Faletti con Sgueglia e Paolo Rossi
Èil 1978. Sullo sfondo di una Milano da bere, spiccano una serie di eventi funesti e tragici: dal rapimento di Aldo Moro alla criminalità organizzata da Vallanzasca, dalle manovre oscure dei servizi segreti agli attentati delle Brigate rosse. I protagonisti della vicenda sono Bravo (Mario Sgueglia), un «venditore di donne», ovvero gestisce un giro di escort e snocciola la sua vita tra locali di lusso, discoteche, bische clandestine; e l’amico Daytona (Paolo Rossi). L’arrivo della misteriosa Carla (Miriam Dalmazio), cambierà la situazione, si confonderanno i ruoli e le identità: tra droga, prostitute, poliziotti, raffiche di mitra e inseguimenti, gli amici diventeranno nemici, mentre i nemici si trasformeranno in alleati.
Appunti di un venditore di donne è il nuovo film scritto e diretto da Fabio Resinaro, tratto dal bestseller di Giorgio Faletti (prematuramente scomparso nel 2014), prodotto da Elisea Multimedia con Rai Cinema, in prima visione assoluta su Sky Cinema Uno il 25 giugno alle 21.15, disponibile on demand e in streaming su Now. Nel cast anche Francesco Montanari, Antonio Gerardi, Claudio Bigagli, con la partecipazione di Michele Placido.
Afferma Resinaro: «È stata un’opportunità e un onore poter realizzare questo film dall’omonimo romanzo di Faletti. Il libro costruiva una trama molto intricata, un congegno narrativo sofisticato dalla struttura, già di per sé, molto cinematografica. Io ho voluto interpretare le atmosfere, attraverso una chiave che tenesse conto dell’immaginario a cui l’opera fa chiaramente riferimento, ovvero tutta la cinematografia degli anni ‘70, dove Milano era una assoluta protagonista, e ho incoraggiato tutti ad operare come se ci trovassimo a girare davvero, fisicamente, nel 1978. È un film notturno, che parla di disobbedienti. L’auspicio — aggiunge il regista — è che anche lo spettatore possa vivere questa sensazione di spostamento temporale e possa immergersi in quel clima storico». Interviene il produttore del film Luca Barbareschi: «Ho avuto la fortuna di conoscere Faletti e ho amato i suoi romanzi ma, in particolare, questo suo libro mi ha colpito più degli altri, perché ha dentro l’archetipo di Crono, che mangia i suoi figli. Noi abbiamo avuto padri grandi, ingombranti, che hanno fatto la guerra e costruito il Paese, ma molti hanno anche sacrificato le generazioni a venire».
Conclude Roberta Berlesini, vedova di Faletti: «Sul set ho sentito realmente da tutti il rispetto per il lavoro di Giorgio».