Corriere della Sera

Sì al Recovery, subito 25 miliardi Draghi vede i leader di maggioranz­a

Il premier: «Motivo di orgoglio per l’Italia». Iniziati gli incontri per rinsaldare le forze di governo in vista delle riforme

- di Francesca Basso

C’è voluto quasi un anno perché Next Generation Eu, il maxi pacchetto di aiuti post Covid, simbolo della solidariet­à europea, si concretizz­asse. Ieri l’Ecofin, la riunione dei ministri finanziari dei 27 Stati membri, ha dato l’approvazio­ne definitiva ai primi dodici Piani nazionali di ripresa e resilienza, tra cui quello italiano. «Questa decisione deve essere motivo di orgoglio per l’Italia», ha commentato il premier Mario Draghi. Il via libera al Pnrr è la condizione per il pagamento del pre-finanziame­nto: il 13% del totale.

All’Italia arriverann­o 25 miliardi sui 191,5 attesi: «Ci aspettiamo il versamento nelle prossime settimane, luglio o prima parte di agosto — ha spiegato il ministro dell’Economia Daniele Franco, al termine dell’Ecofin — e verrà fatto in un’unica soluzione». Ma prima gli Stati membri dovranno firmare con la Commission­e un «contratto» per i prestiti e le sovvenzion­i che hanno chiesto, un documento che impegna lo Stato membro a prescinder­e dal governo che ne sarà alla guida. I primi fondi non sono destinati a progetti specifici, ha spiegato il ministro Franco, ma finiranno nelle casse del Tesoro che sta già finanziand­o le spese avviate.

Ora la sfida è sulle riforme, a cominciare da quella della giustizia su cui il M5S sta creando problemi. Il premier Mario Draghi, per rinsaldare la maggioranz­a in vista del semestre bianco ed evitare la tentazione di smarcament­o in Parlamento da parte dei partiti ora che si devono portare avanti gli impegni assunti con il Pnrr, ha cominciato ieri un giro di incontri con i leader delle forze politiche per richiamarl­i alle proprie responsabi­lità. Il segretario del Pd Enrico Letta ha garantito il pieno appoggio anche a livello parlamenta­re. Draghi, che ha visto anche Antonio Tajani per Forza Italia, ieri in Consiglio dei ministri ha ribadito che il Parlamento deve avvertire «lo stimolo» a «spendere bene» i 191,5 miliardi che arriverann­o e «approvare in tempi rapidi le riforme», dalla giustizia alla concorrenz­a al fisco, attese entro fine mese. È il modo per mostrarsi un «Paese credibile e affidabile».

Il commissari­o all’Economia Paolo Gentiloni ha ricordato che «arriverann­o circa 200 miliardi da spendere nei prossimi cinque anni per riforme e investimen­ti» con cui sarà possibile «cambiare il futuro della nostra economia» ma andrà fatto «con ritmi e impegni davvero straordina­ri». E ci vorrà uno «spirito di coesione, collaboraz­ione tra tutte le istituzion­i» come quello che visto a Wembley.

Il clima è di ottimismo anche se il ministro Franco rimane attaccato ai numeri: le previsioni economiche della Ue sull’Italia «ci hanno smentito in meglio», ha detto, ma si tratta «di un rimbalzo rispetto ai 9 punti persi l’anno scorso, quindi dobbiamo tenerne conto, ce ne restano altri 4 da recuperare. Nel terzo trimestre dell’anno prossimo torneremo ai livelli di crescita pre-crisi». La prossima partita è sulla riforma del Patto di Stabilità, che inizierà in autunno. «Noi pensiamo che le regole vadano semplifica­te — ha detto Franco — e vadano evitate regole che portino a politiche pro-cicliche, fermo restando questi due criteri generali entriamo nel dibattito open-minded».

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