«Siamo la prima forza, il governo cambi marcia Uscire? Voglio capire qual è la sintesi politica»
Azzolina: dobbiamo incidere, no ai voti a scatola chiusa
Grillo non viene più a Roma per incontrare Conte. Vuol dire che non è una pace vera?
«Il patto tra Conte e Grillo deve reggere — tifa per l’unità Lucia Azzolina, deputata ed ex ministra del M5S —. Se così non fosse avremmo sprecato cinque mesi e non possiamo permettercelo. In questa lunga vacatio senza un capo politico sono nati tanti problemi».
Il dualismo con Grillo è nelle cose. Riuscirà Conte a guidare la rinascita del M5S alle sue condizioni?
«Lo Statuto non l’ho letto, però da quello che abbiamo appreso i profili del leader e del garante sono chiari e distinti. Grillo è colui che si è inventato dal nulla il M5S e quindi è il garante dei valori. Conte fa il capo politico. Credo siano due ruoli importanti, ma diversi e che non possa essere definita una diarchia».
Conte vuole un plebiscito. Lo avrà, o il M5S è spaccato tra contiani e grillini?
«Da quel che vedo parlando con i cittadini, nei confronti di Conte c’è molta stima. La gente mi chiede di lui e si aspetta la stessa autorevolezza, credibilità e coerenza che ha mostrato al governo».
A giudicare dalla discontinuità marcata dal governo, Draghi non la pensa così...
«Il governo Conte è stato buttato giù, ma il consenso del popolo è altra cosa».
A giudicare dagli scontri interni e dalle riforme cancellate, il governo Draghi non fa bene al M5S.
«Da quando il governo Draghi si è insediato il M5S si è fatto molto male. Abbiamo sbandato, siamo finiti quasi fuori strada. Ora abbiamo una leadership e dobbiamo incidere nell’azione di governo».
Incidere, scatenando la guerra in Parlamento?
«Sono stata la prima a dire che bisognava votare la fiducia a Draghi per rispondere all’appello di Mattarella, che io stimo molto. Ma non possiamo mettere da parte le riforme e i valori del Movimento. Criticare questo governo per migliorare l’azione politica, portando proposte costruttive, non deve essere considerata un’eresia».
Conte si è infuriato perché sulla giustizia Draghi ha chiamato Grillo?
«Non dico se Draghi ha fatto bene o male, ma le guide politiche devono essere riconosciute. È il momento di cambiare marcia. Noi siamo la prima forza parlamentare, i nostri numeri devono pesare di più. Sulla giustizia mi aspetto che il M5S si ricompatti, la riforma non può essere votata così com’è».
Uscirete dal governo?
«A me interessano le sintesi politiche che si troveranno. Per far bene al governo il M5S deve ricordarsi come è nato, non per tornare indietro, ma per cambiare il Paese. Sarà un autunno complesso. Sui licenziamenti un ragionamento ulteriore va fatto. Il reddito di cittadinanza può essere migliorato, ma non distrutto, come vogliono Salvini e Renzi».
Darete battaglia?
«Se noi siamo la prima forza, l’azione del governo deve riflettere anche questo rapporto. Non è possibile votare a scatola chiusa. C’è bisogno di momenti di confronto e sintesi nella maggioranza. I documenti che si portano in Parlamento vanno costruiti insieme, serve il tempo per leggerli e studiarli».
Conte cambierà la squadra dei ministri che hanno dato il via libera alla riforma Cartabia?
«Fare il ministro è un mestiere difficile, non mi permetto di giudicare. Dico però che le decisioni prese ai tavoli del governo possono diventare meno complesse se alle spalle ci sono un leader e i gruppi parlamentari».
Per i tre vice di Conte si fanno i nomi di Appendino, Crimi, Patuanelli, Taverna, Bonafede... E lei?
«Spero che chiunque ne farà parte faccia bene. Il M5S ha tante risorse, è il momento di valorizzarle».
Di Maio avrà un ruolo nella nuova fase?
«È chiaro che ci dovranno essere persone che affianchino il leader con ruoli importanti.
Il Movimento
Senza un capo sono nati tanti problemi. Ma non c’è una diarchia, Conte e Grillo hanno ruoli diversi
Stimo molto Luigi e spero che Conte scelga le migliori competenze».
Un voto al suo successore?
«Settembre è dietro l’angolo, sarà la comunità scolastica a dare un voto al ministro Bianchi. Un esempio? I 15 alunni per classe è una sua promessa, che non vedo realizzata».