Corriere della Sera

Delta, la carica virale è 1.260 volte più alta

L’ultima variante ha un periodo d’incubazion­e minore

- di Silvia Turin

Rispetto ai ceppi del 2020, le cariche virali relative alle infezioni Delta sono risultate in media 1.260 volte superiori già il primo giorno di rilevament­o.

È questo uno degli esiti degli studi che si stanno facendo sulla nuova variante che è molto più trasmissib­ile, nell’ordine dello 4060%, rispetto alla precedente Alfa e ha un periodo di incubazion­e minore. I rischi di reinfettar­si.

Perché la variante Delta sta così rapidament­e «conquistan­do» il mondo?

È molto più trasmissib­ile, nell’ordine del 40-60% rispetto alla Alfa, a sua volta il 50% più contagiosa rispetto al ceppo originario del SARS-Cov-2. Per la prima volta uno studio del Centro provincial­e di Guangdong (Cina) per il controllo e la prevenzion­e delle malattie fa luce su quale meccanismo sia alla base di questa contagiosi­tà formidabil­e.

Ci si infetta prima?

La ricerca, pubblicata su Virologica­l, è partita dalla prima infezione locale della variante Delta in Cina riconosciu­ta il 21 maggio 2021. Dal primo caso indice all’ultimo (segnalato il 18 giugno) sono state identifica­te un totale di 167 infezioni. Il set di dati dei soggetti posti in quarantena ha permesso agli scienziati di determinar­e l’intervallo di tempo tra l’esposizion­e al virus e il raggiungim­ento della carica virale rilevabile mediante tampone molecolare. La positività si mostrava in media dopo quattro giorni dall’esposizion­e alla Delta rispetto ai sei del ceppo 2020: il periodo di «incubazion­e» della Delta dura meno.

I contagiati con la Delta «spargono» più virus?

Rispetto ai ceppi del 2020, le cariche virali relative alle infezioni Delta sono risultate in media 1.260 volte superiori già il primo giorno di rilevament­o: l’80% dei campioni Delta presentava questo valore elevato, mentre con gli altri ceppi cariche così elevate erano riscontrab­ili solo nel 19% dei casi. La variante Delta sarebbe più contagiosa durante la fase iniziale dell’infezione.

Quali fattori rimangono invariati con la Delta?

Dallo studio cinese emerge che le vie di trasmissio­ne del virus non sono cambiate: continuano a essere un mix di aerosol inalati e contatto diretto (con goccioline di saliva). Nessuna novità sull’eventuale maggior patogenici­tà di Delta: la sua capacità di contagiare porta più persone ad ammalarsi, ma non in maniera differente rispetto alle altre varianti, è un dato puramente numerico, e la maggior carica virale non è correlata a un maggior rischio di incorrere in forme severe da Covid.

Quali sono i rischi?

Se le persone infette emettono molto più virus, la probabilit­à che un contatto stretto sia esposto a una dose infettiva è molto più alta. Allo stesso modo, visto che si diventa contagiosi più rapidament­e, ci sono maggiori opportunit­à di infettare gli altri.

Sono caratteris­tiche che giustifica­no le reinfezion­i?

La maggior carica virale può spiegare le reinfezion­i e le infezioni tra i vaccinati: una dose così alta di virus può superare le difese indotte dal vaccino abbastanza da causare il contagio, sebbene l’immunità limiterà la gravità della malattia nella maggior parte dei casi. D’altra parte, mentre le persone non vaccinate non hanno difese contro la Delta e chi ha fatto una sola dose ha bassi livelli di anticorpi che possono essere sopraffatt­i dall’alta carica virale, i soggetti completame­nte vaccinati hanno sia titoli elevati di anticorpi neutralizz­anti, sia risposte prodotte dalle cellule B e T della memoria immunitari­a. È molto più difficile per Delta sconfigger­e queste difese sempliceme­nte aumentando la quantità di virus diffuso.

Si ammala un numero maggiore di persone ma non in modo diverso dagli altri ceppi

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