Lo statuto di Conte: «Difenderemo le nostre riforme»
«Non accetteremo che siano cancellate, no all’impunità»
Giuseppe Conte tratteggia il nuovo corso dei 5 Stelle. Lo fa sui social. E ribadisce che il Movimento farà sentire il suo peso all’interno del governo. Domani l’incontro con Draghi. Ma una cosa è sicura, dice l’ex premier: «Non accetteremo che le nostre riforme siano cancellate» e «no all’impunità».
Alle sei e trenta del pomeriggio, puntale come un orologio svizzero, Giuseppe Conte si presenta sui social per tratteggiare il nuovo corso dei 5 Stelle. E, dunque, per annunciare la votazione dello Statuto e della Carta dei valori. Indossa già i panni del presidente in pectore di un Movimento che, per dirla con le sue parole, «riparte con slancio e nuova forza». È vero, ammette, «sono stati mesi difficili», «di smarrimento». Da ora in avanti, però, il Movimento farà sentire il suo peso all’interno del governo di Mario Draghi. E lo farà di certo lunedì quando varcherà l’ingresso di Palazzo Chigi per un faccia con l’ex presidente della Bce.
L’«avvocato del popolo» è già pronto e lancia una serie di messaggi bellicosi all’indirizzo del governo: «Non accetteremo che le nostre riforme siano cancellate». Conte si riferisce al reddito di cittadinanza, un totem per i 5 Stelle: «Qualcuno oggi per interessi di bottega vorrebbe cancellarlo, ma non è la strada per aiutare gli italiani. Piuttosto miglioriamolo». E poi si riferisce alla riforma della giustizia, oggetto della contesa tra Palazzo Chigi e la galassia pentastellata. Non a caso si schiera con chi oggi, nel M5S, non intende accettare la mediazione che ha portato alla riforma Cartabia. Rivendica quindi l’approvazione della legge Spazzacorrotti e manda un altro avvertimento sulla riforma della prescrizione: «Siamo quelli che vogliono processi veloci ma non accetteremo mai che vengano introdotte soglie di impunità e venga negata giustizia alle vittime dei reati. Non accetteremo mai che il processo penale per il crollo del ponte Morandi possa rischiare l’estinzione».
Insomma, è un Conte che non recede sui valori identitari del Movimento, che cita solo una volta Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, e che in un passaggio sottolinea un aspetto che lo riguarda. «Nello statuto troverete quelle che considero le basi per rilanciare la nostra azione comune: la piena agibilità politica del presidente del Movimento, una chiara separazione fra ruoli di garanzia e quelli di indirizzo politico». Tradotto, l’ex premier sembra voler dire che è finita la stagione della diarchia. Eppure leggendo lo Statuto si scopre che «la consultazione in Rete per la conferma della sfiducia al Presidente è indetta senza indugio dal Garante».
Sia come sia, guarda avanti l’ex premier, promette che non mollerà di un centimetro, che crede in questa comunità e che girerà tutto lo Stivale mettendo al centro i cittadini. Spazio dunque ai forum territoriali, alla scuola di formazione, non abbandonando «la lotta agli sprechi e ai privilegi, la lotta alle disuguaglianza». Il suo Movimento mira ad essere un contenitore interclassista: si rivolgerà al mondo delle imprese, a quel ceto medio «che oggi fatica ad arrivare a fine mese», senza dimenticare gli ultimi. Fondamentale però sarà «essere uniti e tanti». Infine, ecco l’appello ai vecchi e ai nuovi iscritti: «Fateci sentire il vostro calore e il vostro sostegno».
Ma prima di entrare nell’era Conte, dovranno essere approvate le modifiche statutarie. Vito Crimi, in qualità di presidente del comitato di garanzia, ha convocato l’assemblea degli iscritti «dalle ore 10 alle ore 22 dei giorni 2 e 3 agosto in prima convocazione e dalle ore 10 alle ore 22 dei giorni 5 e 6 agosto in seconda convocazione». Dopodiché sempre l’assemblea sarà chiamata a votare per l’elezione del presidente, «indicato dal Garante, Beppe Grillo, nella persona del professor Giuseppe Conte».
Non accetteremo mai che il processo penale per il crollo del ponte Morandi possa rischiare l’estinzione