Corriere della Sera

Il pub strapieno per le notti azzurre diventa il focolaio più grande d’Italia

Sono 97 i casi confermati tra i presenti al The Clifton I genitori dei ragazzi contro i gestori del locale

- di Claudio Rinaldi

«È stata una bomba a orologeria. Mi chiedo come abbiano fatto i proprietar­i a essere così superficia­li». Parla la madre di uno dei ragazzi appena diciottenn­i, risultato positivo dopo la partita del 6 luglio, il giorno della semifinale tra Italia e Spagna. Il giovane ha visto il match al «The Clifton», un pub del quartiere Monteverde a Roma, diventato il più grande focolaio Covid in Italia a seguito dei festeggiam­enti per la vittoria degli Europei. Al momento i casi confermati sono 97, di cui 17 secondari tra amici e parenti. I positivi con un’età inferiore ai 25 anni sono 88.

Ma quello di Monteverde non è l’unico cluster nella Capitale. Ne è stato registrato infatti uno in un locale a Ostia, dove i casi confermati sono 21, e uno al centro estivo Villa York Sporting Club con 9 accertati.

Aumentano poi i contagi anche nel resto d’Italia. A Pantelleri­a una festa privata ha provocato 26 positivi, si tratta di ragazzi quasi tutti non vaccinati, tra cui anche alcuni minorenni. E per l’isola del Trapanese si fa concreta l’ipotesi di una zona rossa che il sindaco Vincenzo Campo reputa «devastante». E sono altre due feste private tra giovani, a Jesolo e a Treviso, all’origine dei due focolai scoperti in Veneto: almeno 24 i contagiati.

Una quindicina di ragazzi di Alessandri­a sono invece tornati a casa col Covid dopo una vacanza a Riccione. In Campania il sindaco di Caserta, Carlo Marino, ha sospeso il campo estivo dell’Istituto Salesiani, dove sono stati registrati 44 casi. Ed è stata istituita una zona rossa nel comune di Terranova da Sibari, nel Cosentino. Il provvedime­nto è stato disposto dal presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, vista «la significat­iva circolazio­ne virale tra la popolazion­e residente». In Sicilia i comuni in zona rossa sono già quattro, l’ultimo è Gela, e in Sardegna desta ancora preoccupaz­ione il cluster scoppiato a Serrenti, nel Medio Campidano, dove — per l’ordinanza del sindaco Pantaleo Talloru — sono stati sospesi «tutti gli eventi culturali, musicali, ricreativi, sportivi fino a nuovo ordine». In Umbria l’incidenza della variante Delta è al 30 per cento e la maggior parte dei contagi derivano da rientri da vacanze in Spagna e Portogallo. E spagnoli sono quattro maestri di sci risultati positivi in un albergo a Valtournen­che in Valle d’Aosta.

Intanto i gestori del pub «The Clifton» a Roma hanno chiarito con un post su Facebook come tutte le regole anti-Covid siano state rispettate. Una difesa però che non convince, come detto, la madre di uno dei ragazzi positivi che preferisce rimanere anonima «per evitare problemi», ma che mostra un certo disappunto per quello che è accaduto e che forse poteva essere evitato: «Già il 2 luglio, dopo il quarto di finale con il Belgio, c’erano stati dei contagi. Nonostante questo i gestori del locale — dice la donna al telefono — si sono comportati come se nulla fosse. Avrebbero dovuto capire che non era il caso di far entrare così tanta gente ammassata e invece se ne sono fregati». Dai racconti del figlio, infatti, emerge che all’interno ci sarebbero state molte persone in piedi e senza mascherina, «molte più di quelle che poteva contenere il pub». Una versione confermata anche da alcuni residenti della zona. Un ragazzo affacciato al secondo piano riferisce come «a ogni gol dell’Italia il palazzo tremava». E anche altri commenti al post accusano i gestori del locale. Un utente scrive: «Per racimolare dei soldi avete infettato tanta gente. Spero ci siano delle conseguenz­e per voi. Scellerati irresponsa­bili». Tra chi ha preso parte alla discussion­e social, però c'è anche chi prova a distribuir­e le responsabi­lità: «Mi dispiace dirlo ma la colpa non è solo dei proprietar­i ma anche delle persone che sono entrate perché in un momento così — è il commento di un utente —, bisogna avere più giudizio tutti».

«Forse mio figlio ha fatto una leggerezza, ma i gestori del pub — è la risposta della madre a questa obiezione — avrebbero dovuto rispettare le regole». Il figlio della signora e altri tre amici risultati tutti positivi non erano ancora vaccinati: «Doveva farlo il 12, non abbiamo fatto in tempo. L’unico al tavolo a cui era stata somministr­ata la prima dose, non è stato contagiato. Ma che colpa ne hanno i ragazzi se li hanno messi in coda alla lista? Forse — conclude la signora — dovevano e potevano pensarci prima».

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(Ap) Maxischerm­o Il tifo per gli azzurri nella finale contro l’Inghilterr­a nel centro di Roma

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