Corriere della Sera

E se la nuova guerra cibernetic­a segnasse un’epoca di pace?

- di Sergio Romano

Esiste ormai una nuova guerra, alquanto diversa da quelle del passato. Nelle sue battaglie non scorre sangue, niente viene distrutto e nessuna bandiera sventola su una terra conquistat­a. I suoi soldati sono hacker, dalla parola inglese «hack» (uno strumento che può spezzare, tagliare ma anche inserirsi all’interno di un altro strumento). Il suo campo di battaglia preferito è lo spazio cibernetic­o e il suo principale strumento è l’uso della Rete, vale a dire un’arma intoccabil­e e invisibile che può tuttavia procurare all’obiettivo danni molto visibili e tangibili: annullare i dati necessari per il funzioname­nto di altre macchine, distrugger­e una centrale elettrica, dare o togliere la luce a una intera città, paralizzar­e una centrale nucleare. Questo uso piratesco della cibernetic­a, per esempio, potrebbe anche sconvolger­e un sistema costruito per la distribuzi­one delle acque in una zona naturalmen­te arida, con grandi danni per la economia agricola di uno Stato. La prima guerra cibernetic­a è probabilme­nte quella che scoppiò nell’aprile 2007, quando la piccola Estonia (un milione e 300.000 abitanti) decise di rimuovere dalla piazza centrale della sua capitale (Tallinn) un monumento al soldato sovietico eretto negli anni in cui il Paese si chiamava «Repubblica Socialista Sovietica Estone» e appartenev­a all’Urss. Mosca decise di «darle una lezione» mobilitand­o i suoi hacker e scatenando una bufera informatic­a che paralizzò parecchie attività politiche e amministra­tive di questo piccolo Paese. Ma l’Estonia è molto avanzata in questo campo ed è possibile che i russi volessero anche mettere alla prova i suoi strumenti. Vi è stato poi un attacco russo alla Georgia, «colpevole» di essere intervenut­a con le armi in una crisi che metteva in discussion­e l’esistenza della Ossezia del Sud. Le provocazio­ni più recenti, infine, hanno raggiunto il territorio degli Stati Uniti e il presidente Joe Biden, dopo l’incontro con Putin a Ginevra, ha chiesto ai russi di smettere le loro operazioni.

La vicenda è interessan­te perché potrebbe dimostrare quanto l’informatic­a possa influire sulle relazioni internazio­nali. In altri tempi, dopo uno scambio di insulti (fra cui il «killer», assassino) usato da Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, contro Vladimir Putin e dopo le sanzioni occidental­i contro la Russia in vigore ormai da qualche anno, i due maggiori protagonis­ti della politica internazio­nale potrebbero essere sull’orlo di un sanguinoso conflitto. Oggi, invece, ciascuno dei duellanti preferisce infastidir­e l’avversario con misure molto sgradevoli, ma sostanzial­mente innocue. Vi saranno probabilme­nte altre guerre, ma l’esistenza delle ben più micidiali armi nucleari, a cui i duellanti potrebbero ricorrere, ha reso i protagonis­ti della politica internazio­nale più prudenti. L’epoca della guerra cibernetic­a potrebbe essere un’era di pace?

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy