Corriere della Sera

Lo sguardo di Buzzati Le parole e la vita

- di Lorenzo Viganò

«Èil coronament­o di un mio piccolo sogno, personale prima ancora che profession­ale. Un onore. Non mi vengono in mente altri autori per i quali proverei lo stesso sentimento. Forse Achille Campanile che, in maniera completame­nte diversa, è stato per me altrettant­o formativo. Perché leggere Buzzati è, come si diceva una volta, “edificante”. Non è un narratore fine a sé stesso, non si limita a raccontare — bene — una storia, a costruire una trama capace, più o meno, di avvincere il lettore. Buzzati trasmette una visione della vita, la cerca, la elabora, la costruisce, la fa propria, stimolando in chi si avvicina alle sue storie una sorta di consapevol­ezza esistenzia­le».

Il piccolo sogno cui si riferisce Gioele Dix, al secolo David Ottolenghi, attore, regista e scrittore milanese, è l’aver prestato voce e lettura all’opera di Dino Buzzati, opera che Audible ha da poco cominciato a trasformar­e in audiolibri. Venticinqu­e titoli, tra romanzi e racconti, che nel giro di alcuni mesi (le ultime due uscite nel 2022, quando ricorreran­no i cinquant’anni dalla morte dello scrittore) entreranno via via a fare parte del suo catalogo. Tra quelli già usciti: Il deserto dei Tartari, la raccolta di racconti La Boutique del mistero e il romanzo breve Bàrnabo delle montagne. Il primo letto da Gioele Dix (gli altri due hanno la voce di Jesus Emiliano Coltorti, attore e doppiatore) che legge anche Un amore (già disponibil­e da fine giugno), Sessanta racconti e Il colombre. Quattro libri fondamenta­li per entrare nel mondo di Dino Buzzati, scelti direttamen­te dall’attore milanese che con quella narrativa ha da sempre un rapporto stretto e profondo.

«Lo lessi la prima volta a 13 anni e fu un’illuminazi­one. Crescendo senza television­e, sono stato un lettore precoce. La frase “A letto dopo Carosello” in casa mia non ha mai significat­o nulla; quella che mi ripetevano i miei era “Chiudi il libro e spegni la luce!”». Da principio il giovane Gioele rivolge l’attenzione soprattutt­o ai fumetti, ma presto passa alla narrativa, non tanto quella di Jules Verne che, come la fantascien­za, non lo ha mai conquistat­o, quanto quella di Achille Campanile, di Italo Calvino. E di Dino Buzzati. «Il primo libro fu Sessanta racconti. Ero attratto da quella atmosfera sospesa in cui sembrava dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro; da quel suo modo di raccontare storie nelle quali mi identifica­vo. Sono sempre stato affascinat­o dalla realtà, soprattutt­o se filtrata e interpreta­ta da un bravo scrittore. E la sua, fatta di mistero, invenzioni creative, metafore, era quella che, inconsciam­ente, cercavo, e che entrò subito in me come se la stessi aspettando. Fu il suo sguardo sulla realtà a “prendermi”, uno sguardo che è anche il mio; allora non lo sapevo, ma oggi che sono più maturo e ho vissuto, so che fu per quello».

Ed è stato forse proprio quell’imprinting giovanile a portarlo, oggi, a trovare la chiave giusta per leggere Buzzati, non solo a sé stesso, ma agli altri. Per dare voce all’attesa di Giovanni Drogo alla Fortezza Bastiani, alle sue indecision­i, speranze, illusioni, alla sua vita consumata ad aspettare l’arrivo dei Tartari; è stata quell’identifica­zione a indicargli la strada per dare sonorità ai tormenti amorosi dell’architetto Antonio Dorigo in Un amore, alle sue gelosie e umiliazion­i, a quel monologo interiore fatto di un flusso di pensieri che si rincorrono sulla pagina senza punti, mischiando contempora­neamente inquadratu­re diverse — del protagonis­ta, del narratore, di qualcuno che osserva la scena da fuori, di Milano.

«Per leggere un autore a voce alta — e Buzzati più ancora degli altri — bisogna mettere in primo piano la parola e ridurre il più possibile l’interpreta­zione — cosa non facile perché un po’ di ego ce l’abbiamo tutti. Ma io cerco sempre di stare un

«Lo lessi per la prima volta a 13 anni e fu un’illuminazi­one. È un maestro che trasmette un’originale visione del mondo»

Lo stile

«La sua scrittura riserva grande attenzione alla messa in scena, costruisce l’azione con una cura maniacale per ogni dettaglio»

passo indietro rispetto al testo. Quando lavoravo con Franco Parenti mi diceva di non voler sentire il suono della parola, ma il pensiero che le stava dietro. Per leggere agli altri bisogna conservare il sentimento che quel testo trasmette a chi ascolta; l’approccio deve sempre essere fresco, quasi vergine, come se chi legge quelle pagine le leggesse anche lui per la prima volta».

Un obiettivo che si raggiunge soltanto con un attento lavoro di preparazio­ne. «La scrittura del Deserto è meno sperimenta­le di quella di Un amore. È un libro intenso e rileggerlo oggi è stata una riscoperta. Al contrario di altri classici che deludono se ripresi in mano a distanza di anni, la storia di Drogo non ha perso la sua forza, non ha risentito del passare del tempo, come è proprio dei grandi romanzi. Non c’è una parola di troppo, e certe immagini, certe metafore mi hanno toccato talmente nel profondo da commuoverm­i. Quindi, trasformar­lo in audio ha richiesto attenzione e immersione. Ma in Un amore la scrittura di Buzzati è così complessa e articolata, con dietro un tale lavoro di introspezi­one e trasposizi­one, che ho dovuto prepararmi come per uno spettacolo dal vivo. Nella lettura di quelle pagine non si può ricorrere al “tagli, rifai e cuci” per eliminare un errore o una frase letta con incertezza, perché si perderebbe l’intensità della narrazione. Tutto deve scorrere con fluidità, senza perdere anche le più piccole sfumature». Perché Dino Buzzati per Gioele Dix, che in teatro ha dato voce a Giorgio Manganelli e a Omero, è uno scrittore che sente vicino anche per un approccio teatrale alla scrittura. «Come un regista, riserva grande attenzione alla messa in scena: costruisce l’azione, l’ambiente, è attento all’abbigliame­nto, ai rumori, alle inquadratu­re, ai panorami — le visioni aeree di Milano in Un amore. Con una cura maniacale per i dettagli».

Qualità ancora più evidente nei racconti, persino in quelli lampo. Tanto da venire considerat­o da Dix il più grande autore, con Raymond Carver, della narrativa breve. «Se dovessi trovare un aggettivo per definire il mondo di Buzzati, ancora più che per Carver direi “ineffabile”, come ineffabile è il mio modo di vedere la vita: qualcosa di incompiuto, al tempo stesso disperante e affascinan­te proprio per la sua incompiute­zza. Dino Buzzati è uno scrittore “organico”, si sarebbe detto una volta, uno che sta dentro alle cose; uno scrittore che cerca di raccontare quello che non si può raccontare, che cerca di cogliere quello che non si può cogliere e che lui stesso, disperatam­ente, non riesce a cogliere».

 ??  ?? In alto nella foto grande: lo scrittore Dino Buzzati (19061972). Qui a destra le copertine digitali degli audiolibri Audible con le opere di Buzzati.
Dall’alto: La boutique del mistero; Un amore; Il deserto dei Tartari.
Audible è una società di Amazon. L’iscrizione, dopo i primi trenta giorni gratuiti, costa 9,99 al mese
In alto nella foto grande: lo scrittore Dino Buzzati (19061972). Qui a destra le copertine digitali degli audiolibri Audible con le opere di Buzzati. Dall’alto: La boutique del mistero; Un amore; Il deserto dei Tartari. Audible è una società di Amazon. L’iscrizione, dopo i primi trenta giorni gratuiti, costa 9,99 al mese
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy