«NON RINUNCIO ALLE BATTAGLIE»
ERRI DE LUCA: A VOLTE DISOBBEDIRE È BENE
Il personaggio Lo scrittore riceve il Truman Capote Award a Ischia, al Global Film & Music Festival. Sui vaccini: «Li ho fatti, non sono un limite alle libertà»
Erri De Luca, a Ischia lei si confronterà con il tema del potere e della giustizia. Lo ha fatto in diversi suoi libri. Se negli anni Sessanta si discuteva della «capillarità orizzontale» del potere, oggi sembra che il vero tema sia l’invisibilità. Pensiamo alle multinazionali del digitale. È d’accordo?
«Credo che il potere resti tangibile e identificabile. Ha forma di governo e forza per imporre le sue scelte. Non rinuncio a battermi contro le piccole e grandi infamie, dal rinnovo di finanziamenti ai trafficanti libici, all’indisturbato avvelenamento dei cittadini di Taranto, allo spreco tossico del buco in Val di Susa. Il potere è identificato e nient’affatto impalpabile».
Lei è rimasto fedele a se stesso nelle battaglie e nelle convinzioni, rischiando anche l’ostilità (o il silenzio) della critica. È questa una forma di potere per lei?
«Le mie convinzioni riguardano la mia attività di cittadino privo di alcun potere. Esprimermi non è un potere che detengo, ma un diritto sancito dall’articolo 21 della Costituzione».
Molti confondono giustizia e legalità. E pare che la seconda sia più seducente.
«Legalità può essere quella di un Parlamento che vota a maggioranza una legge che punisce chi salva un naufrago, incriminandolo per concorso in immigrazione clandestina, sequestrandogli la barca. Questa legge perfettamente legale va prima di tutto contro il sentimento di giustizia, poi contro l’obbligo di salvataggio. Questa legge legale del nostro Parlamento istiga all’omissione di soccorso, costituendo crimine. È perciò una legge legale e insieme ingiusta, pertanto deve essere disobbedita».
A proposito di libertà: il grande tema in questi giorni è quello del passaporto vaccinale. Per molti è la soluzione definitiva, per altri è una restrizione delle libertà individuali. Che ne pensa?
«Mi sono vaccinato appena pronto il mio turno. L’ho fatto per sentimento civico, per proteggere cioè non solo me stesso, ma le altre persone con cui entro in contatto. Prima di ora non mi ero mai vaccinato contro le influenze stagionali. La misura di protezione della mascherina in luoghi affollati si è dimostrata un presidio efficace di prevenzione e continuerò a usarla. Non credo che in queste misure sanitarie entri in gioco la libertà, nemmeno quando siamo stati isolati per mesi nei nostri luoghi. La libertà è garantita finché resta illeso il diritto di esprimersi».
Nel suo ultimo libro, «A grandezza naturale», lei parla dei padri ma anche dell’essere figli, della condizione filiale che muove molti di noi. Ma la vera domanda è: come si diventa adulti?
«Si diventa adulti per stati di avanzamento dell’età, per dolori profondi, per condizioni di oppressione. I minorenni africani che riescono a sbarcare su sponde europee sono adulti. Ci sono persone che invece resistono all’evidenza della loro data di nascita, credendo di poter prolungare quella precedente. Viene
La libertà è garantita finché resta illeso il diritto di esprimersi per tutti
Ogni vita è il tentativo di risposta a una domanda non formulata
normalmente tollerato che si chiamino ragazzi uomini di quarant’anni. Io sono anziano e lieto di esserlo. Come si sa, l’alternativa è peggiore».
Nel suo «Il peso della farfalla», lei affronta (tra i vari temi) anche quello della solitudine. Per molti è una forma di potere. Per lei?
«Per me preferisco usare la parola isolamento, una condizione che si adatta al mio carattere. Non vedo cosa ci sia di potente nella solitudine, molto spesso inevitabile, anziché scelta. Essere autosufficienti invece è un bene prezioso, da premeditare con anticipo».
Infine, nei suoi libri ricorre il tema (ampio) del mistero. Della nascita, del cambiamento, della fede. Com’è, da scrittore, il suo interrogarsi?
«Non mi interrogo. Da scrittore racconto storie. Ogni vita è per me il tentativo di risposta a una domanda che non è stata formulata. Da lettore approfitto della varietà della letteratura che lascia aperta ogni domanda».