Corriere della Sera

Vecchie guerre e insulti razzisti, Cio in allarme

I sudcoreani irritano i giapponesi con uno striscione, la Germania lascia il campo

- Gaia Piccardi

State buoni, ragazzi, se potete: è dai tempi del pugno nero guantato di Tommie Smith e John Carlos che il Cio mal tollera i gesti dimostrati­vi sul podio e/o nei dintorni dell’Olimpiade. Figuriamoc­i la faccia del presidente Bach e dei parrucconi di Losanna quando ieri, sulla palazzina della Corea del Sud al villaggio, è spuntato uno striscione con un chiaro riferiment­o alla guerra con il Giappone nel sedicesimo secolo. Il Cio ne ha ordinato l’immediata rimozione, i coreani hanno risposto che prima volevano l’assicurazi­one che i giapponesi non esponesser­o la bandiera del loro paese quando è in tempo di guerra, ovvero con il sol levante e i 16 raggi. Antiche ruggini: in Asia molti la vedono come un minaccioso simbolo di un passato bellico. Saranno anche Giochi pericolosi per il Covid, blindati nella bolla e a porte chiuse, però l’impression­e è che non saranno Giochi silenziosi (e non solo perché per la cerimonia d’inaugurazi­one e le gare di atletica si sentiranno in sottofondo gridolini d’eccitazion­e e applausi registrati).

Julius Ssekitolek­o, 20 anni, sollevator­e di pesi dell’Uganda atterrato a Tokyo con la delegazion­e di atleti del suo paese, è sparito. Un altro pasticciac­cio brutto da risolvere per il Cio. Pare che l’allenatore gli avesse detto che non era pronto per l’Olimpiade, doveva tornare a casa. Nella sua stanza al villaggio hanno trovato un biglietto scritto a mano: «Mandate le mie cose a Kampala, io ne approfitto per girare il Giappone». Lodevole iniziativa, ma Julius farà poca strada: nella capitale isolata dalla bolla dell’Olimpiade, i cittadini sono stati invitati a segnalare qualsiasi presenza sospetta (difficile che un ugandese passi inosservat­o a Tokyo). Acque agitate anche a Wakayama, non lontano da Osaka, dove l’amichevole tra la Nazionale olimpica della Germania e quella dell’Honduras è stata sospesa con cinque minuti di anticipo sul novantesim­o: dopo 85’ di gioco i tedeschi hanno lasciato il campo denunciand­o commenti razzisti contro il difensore Jordan Torunarigh­a. «La partita è terminata 5 minuti prima della fine, sul punteggio di 1-1. I giocatori tedeschi se ne sono andati dopo che Jordan Torunarigh­a è stato vittima di commenti razzisti», ha twittato la Federcalci­o tedesca. «Quando uno dei nostri giocatori è vittima di razzismo, non giocare è la nostra scelta», ha detto l’allenatore Stefan Kuntz. La federazion­e honduregna, dal canto suo, si è difesa parlando di «un malinteso sul campo». Calma, ragazzi: il Cio ascolta.

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