Pogacar è sazio, l’ultima crono va a Van Aert
Tour, il Cannibale ha già vinto: «Ho gestito bene». Oggi Cavendish vuol battere Merckx, che lo punge
Il nuovo Cannibale è sazio. I successi nella prima cronometro e in due tappe pirenaiche di fila gli hanno riempito lo stomaco. Strafare nell’ultima sfida contro il tempo — quando il tuo avversario più vicino è a 5’ — è da gradassi e lui non lo è. E così ieri, da Libourne a Saint-Emilion, in terra di vini grandiosi e carissimi, Tadej Pogacar ha pedalato facile i 30 chilometri della crono finale lasciando il palcoscenico a un’altra star del ciclismo pop, Wout Van Aert. Il belga cercava il ritmo giusto per Tokyo e l’ha evidentemente trovato: primo a 51,5 km/h di media davanti a due danesi (Asgreen e Vingegaard) e due svizzeri, Kung e Bissegger.
Sesto Mattia Cattaneo, bergamasco, che dei nove italiani è il solo a comparire nel primo foglio della classifica generale (12° a 23’ dal vincitore), piccolo eroe di una micro pattuglia impegnata in ruoli di gregariato più o meno nobili.
Poga, si sa, non è tipo da grandi slanci. Sul traguardo si è limitato a sorridere, in conferenza stampa ad esprimere «soprattutto felicità perché il Tour sta finalmente finendo. Sono state tre settimane pesantissime, la difesa della maglia è faticosa. Venerdì ero già a corto di motivazioni, oggi ho pensato solo a non scompormi e tirare dritto: non avevo grandi gambe ma sono comunque arrivato ottavo».
Dal suo secondo Tour consecutivo ha ricavato una «gioia diversa da quella dello scorso anno ed emozioni forse meno forti: allora successe tutto nella penultima giornata, qui ero più preparato a gestire le emozioni».
Nel 2020 indossò la maglia gialla a 24 ore da Parigi, complice il misterioso e verticale flop del connazionale Primoz Roglic, qui l’ha strappata a Van Der Poel dopo una settimana e — falliti un paio di tentativi di cederla per tornare in albergo di buon’ora — l’ha tenuta fino in fondo. A fargli da paggetti sul podio il terzo uomo della Jumbo-Visma (Vingegaard, 2°) e il secondo o terzo della Ineos, Carapaz, primo ecuadoriano in passerella sui Campi Elisi. Tra uomini meno in forma, brutte cadute e tattiche strampalate, i due super team del ciclismo mondiale si sono dovuti accontentare delle briciole.
Adesso il nuovo Cannibale (Eddy Merckx, titolare dell’appellativo, si è dichiarato d’accordo nel condividerlo con lui) andrà a giocarsi il titolo olimpico a Tokyo dove su un tracciato molto duro sarà un brutto cliente per tutti. Dovrebbe invece saltare la sfida programmata con Egan Bernal alla Vuelta: il ragazzino ha ancora 22 anni e il suo talento va centellinato.
Oggi il Tour arriva, per una passerella meno inutile e stucchevole del solito: Mark Cavendish prova a centrare il 35° sprint vincente per superare Merckx. Lui (Merckx) in questo caso prende le distanze: «Io ho vinto restando al comando per 2800 chilometri, Mark forse per sei». Touché.