Corriere della Sera

«Pronti a evacuare Ma non lasceremo mai soli gli afghani»

Il ministro: se necessario porteremo tutti in sicurezza

- di Monica Guerzoni

«Ho sentito il presidente Draghi per fare il punto della situazione».

Ministro Luigi Di Maio, quanto è alta la preoccupaz­ione del governo sull’Afghanista­n?

«Alla Farnesina stiamo monitorand­o la situazione 24 ore al giorno, in stretta sinergia con la nostra ambasciata a Kabul, con i ministeri della Difesa e dell’Interno e con la nostra intelligen­ce. La priorità è mettere in sicurezza i nostri connaziona­li».

L’impegno di 50 mila soldati italiani in vent’anni e il sacrificio di 50 vite è stato vano?

«È doloroso vedere quello che sta succedendo, ancor più doloroso è pensare a tutte le vittime che ha causato questa guerra. Ma non dobbiamo dimenticar­e il contributo che i nostri militari hanno dato in questi 20 anni a sostegno delle comunità afghane».

Ci sarà un nuovo impegno dei militari italiani?

«Non ci sarà un nuovo impegno militare, ma non possiamo pensare di abbandonar­e dopo 20 anni il popolo afghano».

Per le donne torna l’obbligo di indossare il burqa e il divieto di uscire di casa. Sembra di essere tornati al 2001. Come può essere sicuro che il popolo afghano non sarà abbandonat­o?

«Non sarà abbandonat­o, no. Vent’anni di presenza internazio­nale e di cooperazio­ne con le autorità afghane hanno restituito agli afghani tutele e diritti, a partire da donne e bambini. Adesso dovremo lavorare con tutte le forze affinché i talebani diano le dovute garanzie sul rispetto dei diritti acquisiti. La comunità internazio­nale dovrà riflettere sul futuro dell’Afghanista­n anche in un’ottica regionale, facendo leva su un maggiore coinvolgim­ento dei Paesi della regione che possono influire per riportare stabilità e pace».

Non pensa che per l’Occidente sia una sconfitta storica? E cosa faranno la Nato e l’Europa per evitare che si apra un nuovo periodo di instabilit­à, con il rischio di attacchi terroristi­ci anche in Italia?

«Sicurament­e l’Occidente ha commesso degli errori ed è giusto ammetterlo. Adesso l’Europa dovrà recitare un ruolo di primo piano e porsi come interlocut­ore credibile sullo scacchiere geopolitic­o. Serve una politica estera e di difesa comune. In questi 20 anni si è provato a mettere un argine al potere e all’ideologia dei talebani, ma se l’avanzata di questi giorni è stata così veloce e rapida dobbiamo almeno interrogar­ci sulle ragioni».

La sua spiegazion­e?

«Qui le responsabi­lità sono di tutto l’Occidente. È doveroso pensare a una strategia comune, anche per evitare che quanto accade in Afghanista­n si ripeta in altri teatri».

Gli Stati Uniti hanno sbagliato ad abbandonar­e il campo?

«Qui le responsabi­lità non sono degli Usa, ma di tutto l’Occidente. Quasi tutti i parlamenti dei Paesi della coalizione votarono ad ampie maggioranz­e per l’intervento in Afghanista­n, anche in Italia. Al di là degli errori commessi in passato, adesso dobbiamo pensare al futuro e ritornare a una nuova fase di stabilità senza l’uso delle armi. Le armi hanno fallito, hanno generato solo morte e sofferenza».

A Kabul impera il terrore. L’ambasciata italiana sarà evacuata?

«Ci stiamo preparando ad ogni evenienza, anche quella dell’evacuazion­e. Dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata e dei nostri connaziona­li. Se sarà necessario, con l’importante aiuto della Difesa, porteremo tutti in sicurezza in Italia, in tempi rapidi. Nel caso di evacuazion­e, l’ambasciata rimarrà operativa da Roma e i fondi destinati al sostegno delle forze di sicurezza afghane potranno essere riorientat­i verso la tutela dei collaborat­ori delle nostre componenti diplomatic­he, militari e civili».

Solo dall’Afghanista­n scapperann­o centinaia di migliaia di profughi, mentre la ministra Lamorgese è sotto l’attacco continuo della Lega. Ha ragione Salvini? La politica del governo Draghi deve cambiare marcia sui migranti?

«C’è il problema dei flussi migratori irregolari e c’è anche il rischio di infiltrazi­oni terroristi­che. La strada è quella della cooperazio­ne con altri Paesi per gestire i flussi e prevenire i rischi per la sicurezza. Con gli attacchi al proprio governo si ottiene il risultato di alimentare tensioni, ma non quello di trovare soluzioni».

Letta sprona ad aprire un tavolo in Parlamento per fare una nuova legge sulla cittadinan­za. Con la Lega al governo passerà mai lo ius soli? E il M5S lo voterà?

«Dovrà essere il Parlamento a discutere e decidere sullo ius soli e come sempre si troverà una soluzione».

Conte sosterrà lealmente Draghi, o alla ripresa comincerà a smarcarsi?

«Conte ha detto chiarament­e che il Movimento sostiene il governo e che allo stesso tempo ci faremo rispettare. Siamo stati determinan­ti all’interno di questa larga maggioranz­a già in passato e continuere­mo ad esserlo con ancora più determinaz­ione, portando avanti le nostre idee. Ci sono i soldi del Pnrr da spendere al meglio e una manovra di bilancio da approntare per pianificar­e nuovi interventi economici, ad esempio riducendo le tasse e dando sostegno alle imprese. Dobbiamo rimanere concentrat­i su questo».

Il presidente Mario Draghi deve restare a Palazzo Chigi, o candidarsi al Quirinale? E il M5S chiederà a Mattarella di sacrificar­si per un bis al Colle?

«L’elezione del capo dello Stato è un momento di grande importanza e va trattato con rispetto. Se ne discuterà al momento opportuno».

Ci sono i voti per sfiduciare Claudio Durigon?

«Ci aspettavam­o delle scuse che non sono arrivate. Far propaganda andando contro figure simbolo della lotta alla mafia come Falcone e Borsellino è inaccettab­ile. Ritengo doveroso che il sottosegre­tario faccia un passo indietro».

Sicurament­e l’Occidente ha commesso degli errori ed è giusto ammetterlo. Adesso l’Europa dovrà recitare un ruolo di primo piano. È doveroso pensare a una strategia comune, anche per evitare che quanto accade in Afghanista­n in queste ore si ripeta in altri teatri

C’è il problema dei flussi migratori irregolari e c’è anche il rischio di infiltrazi­oni terroristi­che. La strada è quella della cooperazio­ne con altri Paesi per gestire i flussi e prevenire i rischi per la sicurezza. Con gli attacchi al governo si ottiene il risultato di alimentare tensioni, ma non di trovare soluzioni

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Stretti nella morsa Sfollati al confine tra l’Afghanista­n e il Pakistan dopo che le autorità di Islamabad hanno riaperto la frontiera per lasciar transitare i civili in fuga dai combattime­nti (Epa)

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