Il Ferragosto sospeso degli italiani
Al mare, in pausa dai problemi. A Ferragosto è un’Italia sospesa e sorpresa. Ma quest’anno qualcosa di diverso è accaduto in noi.
Uno strano Ferragosto. Non solo una tregua, un intervallo, lo spartiacque dell’estate: la giornata del 15 agosto, tradizionalmente, rappresenta queste cose, per noi italiani. Spesso dobbiamo spiegarlo agli stranieri, che faticano a capire: latitudine e consuetudine vanno assorbite, non si possono riassumere in una data, in una festività, in una formula. Ma quest’anno c’era qualcosa di diverso nell’aria. Qualcosa che è successo fuori e qualcosa che è accaduto dentro di noi.
Il giorno di Ferragosto le notizie da prima pagina sono arrivate dall’estero: la riconquista di Kabul da parte dei talebani, il fiasco dell’America, le ripercussioni e le preoccupazioni in Europa, il violentissimo terremoto sull’isola di Haiti. Notizie impossibili da ignorare: sbucano da un telefono, escono da una radio, si intrufolano in una conversazione. Ma allo stesso tempo, nella giornata festiva per antonomasia, l’Italia ha continuato a ragionare sulle proprie ansie, tenendole in aria come i birilli di un giocoliere: il green pass, il ritmo e l’efficacia delle vaccinazioni, la riapertura dele scuole.
Un 15 agosto diverso dagli altri, non c’è dubbio. Per ricordarlo abbiamo scelto alcune immagini scattate dall’alto, tra Catania e Siracusa, dal fotografo Fabrizio Villa. La Sicilia, giorni prima, aveva sofferto la più alta temperatura mai registrata in Europa: 48,8 gradi. In Sicilia sono scoppiati incendi devastanti, molti dei quali dolosi. La Sicilia, dove aumentato i ricoveri Covid in reparto e in terapia intensiva è, tra le regioni italiane, la più vicina a tornare in zona gialla.
La rappresentazione dei problemi di tutti, un’Italia in miniatura in un giorno di pausa. Anzi, di sospensione. Cosa guardano, il naso all’insù, le persone raccolte sulle spiagge, in piedi sugli scogli, a mollo nel mare trasparente?
L’elicottero che trasporta il fotografo, senza dubbio. Ma anche un futuro complesso, che il cielo azzurro e l’aria di vacanza non riescono a far dimenticare.
I luoghi affollati, visti dall’alto, sono sempre magici. La distanza e la prospettiva regalano un ordine che sul terreno non esiste, la promessa di un’armonia. Diversi fotografi si sono cimentati con il genere: il più noto è Massimo Sestini, che spesso ha pubblicato queste immagini sul «Corriere» e su «7», le ha raccolte in L’aria del tempo (2018). L’Italia, dalla verticale, è poetica e ingannevole.
Le fotografie ferragostane di Fabrizio Villa producono un effetto simile, vagamente straniante. Sono le istantanee di una nazione sorpresa e sospesa. Dopo diciotto mesi, tre ondate di pandemia e 74 milioni di vaccinazioni siamo ancora in attesa di capire cosa succederà, mentre intorno a noi tutto cambia e si muove. Due mesi di successi sportivi (gli Europei di calcio, le Olimpiadi di Tokyo) sono serviti a distrarci, le difficoltà dei viaggi all’estero hanno contribuito a tenerci vicini. Ma i giorni di vacanza servono anche per riflettere. Una cosa che facciamo tutti, anche se alcuni negano: la spensieratezza è un’ideologia cui certi italiani rinunciano volentieri.
Più di venticinque milioni di connazionali erano in vacanza il 15 agosto, che quest’anno cadeva di domenica. Divieto di falò in spiaggia, in alcuni luoghi affollati obbligo di mascherina all’aperto, restrizioni alla vendita di alcolici e agli spettacoli pirotecnici. Ma l’impressione è che, tra gite e grigliate, Ferragosto sia stato una sorta di gita scolastica collettiva. Coscienziosi e incoscienti insieme, e gli insegnanti stremati. La politica ha taciuto a Ferragosto — avete notato? — ma la realtà ci insegue, e ci raggiunge, e poi si lascia distanziare, sicura di riprenderci di nuovo, quando vuole.
Nemmeno le musiche dell’estate sembrano immuni dall’attualità ansiogena. Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti cantano Mille, ma le «labbra rosso coca-cola» fanno meno rumore delle polemiche di Fedez con Salmo, che a Olbia ha ammassato migliaia di persone per un concerto, senza controlli (speriamo di non doverli pagare, questi infantilismi travestiti da trasgressione artistica). «Tu chiamali sogni, ma sono ricordi» cantano i Pinguini Tattici Nucleari, ricordandoci che ormai passato e futuro si mescolano. «E tu chi sei? Bella come un’estate in Italia» gridano i Boomdabash. Bella, vero. Tranquilla, proprio no.