Caos a Kabul, assalto agli aerei
Aggrappati ai cargo per fuggire, ressa e spari: 12 vittime. Rientrati i primi italiani. Biden: non si poteva più restare
Kabul ai talebani: «La guerra è finita», dicono. Cina e Russia aprono a «relazioni amichevoli». Afghani in fuga appesi ai cargo nell’aeroporto. Rientrano i primi italiani. Biden: non potevamo restare. Draghi: diritti da tutelare.
L’irruzione sulla pista è avvenuta l’altra notte. Migliaia di persone, cariche di sacchi e valigie, hanno superato i fili spinati, saltato le transenne, divelto le porte a vetri del terminal. Gli stessi soldati americani armati e con l’ordine di porre in sicurezza l’area atterraggio e decollo sono rimasti travolti per alcune ore. In mattinata i video girati con i cellulari dalla gente sul nastro d’asfalto erano sbalorditivi, e raccontavano più delle parole. Grappoli di persone con i camicioni larghi e le ciabatte abbarbicati sui giganteschi aerei cargo Usa in decollo. Un filmato mostra l’aereo, già alto alcune centinaia di metri nel cielo terso della città, e improvvisamente almeno due corpi che precipitano per sfracellarsi nei campi sassosi poco distante. Ciò non scoraggia gli altri a terra. Stanno attaccati ai portelloni, si accoccolano sui carrelli. Ma sono prese impossibili. Suicida pensare di poter resistere più di pochi secondi e assurdo correre a fianco del gigante panciuto. Ci sono torme di ragazzini, urla, pianti, bagagli sparsi ovunque. C’è chi ha abbandonato le chiavi nell’auto bloccata nel traffico pur di raggiungere l’area partenze. Una donna passa il figlio piccolo al marito, che è salito su un tratto del muro di cemento attorno alla pista. Il bambino piange, lei resta, ma probabilmente loro due non ce la faranno mai.
Spari, colpi isolati. La folla scappa nel panico, calpestano chi cade. In serata l’emittente nazionale Tolo Tv parla di una dozzina di morti e centinaia di feriti, probabilmente la maggioranza schiacciata dalla calca. Gruppi di banditi attaccano e rubano.
In sintesi, il caos. Joe Biden ha rifiutato il parallelo con la caduta di Saigon nel 1975. E probabilmente ha ragione: Kabul agosto 2021 è peggio, con ripercussioni gravissime per gli Stati Uniti, ma forse ancor più per noi europei, che già abbiamo cellule di radicali islamici in casa e presto avremo nuove ondate di profughi afghani pronti a tutto pur di scappare. L’aeroporto di Kabul è la metafora della tragedia afghana. «Siamo cinque studenti e docenti dell’Università Americana. Con noi c’è anche un professore col passaporto statunitense. I nostri nomi sono sulla lista degli autorizzati ad essere imbarcati sui cargo. Siamo in una casa a poche centinaia di metri dal terminal. Ma non riusciamo a raggiungerlo. Vediamo gruppi di criminali che assaltano la gente, rubano, sono armati di coltelli e mitra. Speriamo che i soldati americani riescano a prenderci», ci dice per telefono Jawill, 32 anni, dottorando in letteratura. Punta il dito su una delle incognite maggiori per chiunque tenti di decollare: la criminalità. Non si sa quanto organizzata, di sicuro in crescita. I ladri sanno che coloro che vorrebbero partire hanno addosso e nelle valige soldi e valori. Vorrebbero rifarsi una vita all’estero e con le banche serrate, nell’incognita della riapertura, hanno in tasca tutti i loro averi. C’è chi all’ultimo minuto ha venduto la casa a prezzi stracciati pur di avere contanti. Ma ha perso tutto. «Siamo arrivate in auto con mia sorella. Non siamo neppure riuscite a scendere. I banditi aggredivano di continuo. Siamo tornate a casa, sebbene avessimo il visto per partire», piange Jamila, 23 anni, impiegata di un’ong britannica.
Da ieri mattina tutte le compagnie aree hanno bloccato la tratta su Kabul. I computer delle accettazioni sono stati rubati. Un aereo della locale Ariana è stato letteralmente
abbordato a terra da gente senza biglietto. Ma non si è mai mosso. Unica via di fuga sono gli aerei americani e della coalizione internazionale. Gli italiani non riescono a fare arrivare i quasi 2.500 collaborati e le loro famiglie che hanno lavorato col nostro contingente a Herat. La strada via terra è controllata dai talebani e i voli locali sono fermi. I prossimi voli italiani per ora sono in dubbio. Ma ormai la sicurezza è talmente pregiudicata anche sulla via del terminal di Kabul che ieri sera gli stessi americani hanno annunciato il blocco temporaneo delle partenze. «Riprenderemo a volare quando potremo assicurare meglio il terminal e le sue vicinanze», spiegano sui media locali. Sembra che altri mille marines stiano aggiungendosi ai circa 5.000 già presenti.
Intanto in centro città torna una calma relativa. I talebani stanno presidiando centinaia di posti di blocco, le loro pattuglie vogliono bloccare i saccheggi. Alcuni negozi alimentari hanno riaperto. Il traffico è sempre molto limitato, ma si vedono più persone per le strade rispetto all’altro ieri.