Corriere della Sera

I talebani nel palazzo del potere «Vogliamo relazioni pacifiche»

Il presidente Ghani è scappato in Tagikistan domenica: avrebbe lasciato il Paese con l’elicottero pieno di soldi. In Qatar i nuovi vincitori hanno incontrato il generale Usa McKenzie

- Marta Serafini

«Oggi è un grande giorno per il popolo afghano e i mujaheddin. Grazie a Dio, nel Paese la guerra è finita». Sono state queste le prime parole pronunciat­e ai microfoni di Al Jazeera da Mohammad Naeem, il portavoce dell’ufficio politico dei talebani quando domenica i mujaheddin hanno fatto il loro ingresso nell’ufficio del presidente Ashraf Ghani. Per il debutto davanti al mondo Naeem ha scelto toni rassicuran­ti affermando che il tipo e la forma del nuovo governo afghano saranno presto chiariti e che i talebani non vogliono vivere in isolamento ma «tenteranno di avere relazioni internazio­nali pacifiche». Poi, l’intera delegazion­e di 15 uomini ha intonato un versetto del Corano che recita all’incirca: «Quando la vittoria arriva e vedi i popoli entrare a far parte della religione di Allah allora esalta e loda il tuo Signore e chiedigli perdono. Egli infatti accetta sempre il pentimento». Una scelta che, secondo gli analisti come Hassan Hassan, lascia trasparire una volontà momentanea di dialogo.

Il passato però non si dimentica. Seduto al tavolo presidenzi­ale non a caso ha fatto la sua comparsa anche Gholam Ruhani, top leader dell’intelligen­ce talebana, che ha raccontato lui stesso all’emittente saudita di essere stato detenuto per otto anni a Guantánamo. Un messaggio chiaro al «nemico» statuniten­se.

Al di là dello stile di comunicazi­one scelto dagli insorti per la loro propaganda, grande incertezza resta sul futuro del Paese. Mentre proseguono i contatti con le forze statuniten­si — il generale Kenneth McKenzie si è incontrato a Doha domenica con i rappresent­anti talebani per trattare l’evacuazion­e dell’aeroporto di Kabul — Russia e Pechino aprono al riconoscim­ento di un governo degli studenti coranici e sottolinea­no, nelle dichiarazi­oni ufficiali, come la caduta del governo afghano sia arrivata a fronte di una totale assenza di resistenza da parte delle forze armate afghane addestrate dagli Stati Uniti e dai loro alleati.

A rafforzare la propaganda talebana, anche le polemiche sulla fuga in Tagikistan del presidente Ashraf Ghani scappato — a detta del portavoce dell’ambasciata russa Nikita Ishchenko — «con quattro auto piene di soldi I suoi assistenti hanno cercato di infilare un’altra parte delle banconote in un elicottero, ma non ci stavano tutti. E così hanno lasciato una parte del denaro sulla pista».

Anche il Consiglio di sicurezza nella giornata di ieri ha fatto appello alla ripresa delle trattative per la formazione di un nuovo governo «unitario, inclusivo e rappresent­ativo» che comprenda anche donne». Aperture però frenate

Dal Consiglio di sicurezza l’appello alla formazione di un governo «inclusivo»

dalle parole dell segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che ha parlato di «notizie agghiaccia­nti su gravi restrizion­i ai diritti umani in tutto il Paese». E ha rievocato i fantasmi del passato. «Faccio appello al Consiglio di sicurezza e alla comunità internazio­nale nel suo insieme — ha aggiunto — affinché lavorino e agiscano insieme utilizzand­o tutti gli strumenti a loro disposizio­ne per sopprimere la minaccia terroristi­ca globale in Afghanista­n e garantire che i diritti umani siano rispettati».

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Un gruppo di talebani armati al momento dell’ingresso a Kabul, ieri, a meno di ventiquatt­ro ore dalla presa della capitale e dopo la fuga in Tagikistan del presidente Ashraf Ghani
L’arrivo Un gruppo di talebani armati al momento dell’ingresso a Kabul, ieri, a meno di ventiquatt­ro ore dalla presa della capitale e dopo la fuga in Tagikistan del presidente Ashraf Ghani

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