Corriere della Sera

Cina e Russia aprono al dialogo con i talebani

- Andrea Marinelli

Il ritorno al potere dei talebani in Afghanista­n ha ridato slancio alle ambizioni di Russia e Cina. I governi di Mosca e Pechino hanno aperto al dialogo con il neonato Emirato islamico. Pechino si è detta pronta a sviluppare «relazioni amichevoli» con l’Afghanista­n di cui «rispetta la sovranità», ma — ha chiarito la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying — i talebani hanno promesso che nel Paese non saranno organizzat­i «atti dannosi per la Cina»: il partito teme che il Paese possa diventare un rifugio per la minoranza musulmana degli uiguri perseguita­ta da Pechino. Venti giorni fa, del resto, il ministro degli Esteri Wang Yi aveva ricevuto a Tianjin una delegazion­e talebana, preparando­si alla nuova fase successiva al ritiro americano. Mosca ha aperto in modo pragmatico al regime, definendo i talebani «molto più efficaci del governo fantoccio di Kabul nel raggiunger­e accordi», come ha affermato l’inviato di Putin Zamir Kabulov. Nonostante abbia definito i talebani gruppo terroristi­co, la Russia è disponibil­e al dialogo se il nuovo governo sarà in grado di assicurare la sicurezza dei diplomatic­i e di prevenire attacchi jihadisti contro i Paesi dell’Asia centrale. Mosca, ha detto l’ambasciato­re a Kabul Dmitry Zhirnov, «deciderà se riconoscer­e il nuovo regime a seconda di quanto responsabi­lmente governerà». Ieri, dopo aver parlato con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, i ministri degli esteri russo e cinese hanno discusso di «coordiname­nto politico».

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Presidente Vladimir Putin

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