Green pass in mensa I sindacati all’attacco (anche quelli di polizia)
Dalla Cgil alla Cisl: paradossale dividersi a pranzo dopo aver lavorato insieme per otto ore
ROMA Mense aziendali come i ristoranti: si accede solo con il green pass ha puntualizzato il governo. Ma i lavoratori, lamentano sindacati e associazioni, non sono come un cliente di un normale ristorante e spesso la mensa aziendale è l’unico luogo dove consumare un pasto. Inoltre, si chiedono, se (per ora) non è obbligatorio accedere al luogo di lavoro con la certificazione verde, perché lo è in mensa? In una Faq pubblicata prima di Ferragosto sul sito di Palazzo Chigi, il governo ha chiarito che l’obbligo vale per tutti, mense pubbliche e private e per i locali adibiti alla ristorazione, e che il controllo del certificato è in carico ai gestori delle mense. Una spiegazione che però ha aumentato le proteste.
«Presa di posizione discutibile» secondo il segretario confederale della Cisl Angelo Colombini, che chiede di affrontare «questo tema delicato attraverso la contrattazione aggiornando i protocolli sulla sicurezza per introdurre in modo graduale il green pass anche nei luoghi di lavoro». E già la Cgil aveva giudicato la decisione «un errore» con il segretario Maurizio Landini che ricordava come «le mense aziendali non sono un ristorante ma un servizio per chi ci lavora e chi ci va è già tracciato prima». La Fiom aveva proclamato il primo sciopero contro il green pass in mensa alla Hanon Systems di Campiglione Fenile (Torino), salvo poi revocarlo dopo il passo indietro dell’azienda che ne aveva chiesto l’obbligo.
E ieri, al ritorno dopo Ferragosto, gli operai hanno potuto recarsi in mensa senza alcuna certificazione. Ma, dopo la Faq del governo, i vertici Hanon Systems hanno convocato già per oggi i delegati sindacali, a indicare che la questione è tutt’altro che risolta. Tanto che la Fim Cisl Torino avverte: «Lavorare vicini per 8 ore e dividersi in mensa continua ad essere un principio paradossale. C’è il rischio di tensioni inutili, che vogliono evitare sia i lavoratori sia le aziende».
Non solo. Affidare la verifica dei green pass ai «gestori dei predetti servizi», come si legge nella Faq, rischia di complicare ulteriormente il caso. E infatti l’Anir — l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese della ristorazione collettiva — ha subito fatto sentire la sua voce: «Le società della ristorazione collettiva — spiega il presidente Massimiliano Fabbro — non sono proprietarie dei luoghi e controllare l’utenza non rientra nelle loro competenze perché svolgono un servizio per conto terzi». Inoltre, scrivere «gestori» mostra «una errata analogia tra ristoranti e ristorazione collettiva: sono due ambiti nettamente diversi, non si introduce un obbligo con una Faq». E anche Fisascat Cisl Liguria e Filcams Cgil Genova ricordano che «la mensa aziendale è una conquista sindacale», e che «chi va a lavorare deve poter mangiare». La Uilm di Trieste racconta invece di «pasti consumati sui marciapiedi: scene che non vorremmo mai vedere».
La preoccupazione monta anche tra forze dell’ordine e militari dopo la circolare del capo segreteria del Dipartimento di Pubblica sicurezza Sergio Bracco che, sconfessando circolari interne che esoneravano i lavoratori dall’obbligo, indica come «la consumazione del pasto all’interno delle mense di servizio dovrà essere consentita solo a coloro che sono in possesso delle certificazioni verdi Covid-19». Obbligo «grottesco» per la Uilpa (Polizia penitenziaria) e «scelta illogica e contraddittoria» per il Sappe con il segretario Donato Capece che si appella alla ministra della Giustizia Marta Cartabia affinché «revochi l’obbligo almeno finché non sono state predisposte adeguate soluzioni organizzative». E se il Sindacato militari minaccia di «denunciare chiunque impedirà il libero accesso alla mensa di servizio», il Silp (Sindacato lavoratori di polizia) Cgil lamenta il «mancato preventivo confronto» vista l’importanza della disposizione».
I controlli
L’opposizione dei gestori delle mense: i controlli non spettano a noi