LA UE E ORBÁN
L’Europa deve raccogliere la sfida dell’Ungheria
Caro Corriere,
ho letto con un certo disagio le dichiarazioni del ministro delle finanze ungherese secondo cui, nel momento in cui dovranno diventare «contributori», indicativamente nel 2030, usciranno dall’Ue. Ricordando che il progetto europeo non è una «vacca da mungere»alla bisogna e, al di là di ogni retorica di «casa comune» e valori culturali condivisi, viene da pensare come una visione così ottusa e di breve periodo, non tenga in considerazione delle enormi opportunità per le imprese ungheresi e la stabilità politica che verrebbero meno.
Luca Testera Pardi
LCaro signor Testera Pardi, e parole del ministro delle Finanze Mihaly Varga a cui le fa riferimento confermano che l’Ungheria sembra aver imboccato la strada dello scontro frontale con l’Unione europea. Tanto più perché arrivano da un economista che — pur avendo aderito a Fidesz fin dalla sua nascita — era ritenuto una voce moderata,«tecnica», all’interno della leadership magiara. Forse non è un caso che Viktor Orbán abbia fatto parlare proprio lui.
Come lei ricorda giustamente, il progetto europeo non è «una vacca da mungere». I governanti di Budapest dimostrano un’assenza di scrupoli spudorata, visto che il loro
Paese è da tempo un beneficiario netto del bilancio Ue. Con i fondi ricevuti tra il 2014 e il 2020 (31,3 miliardi di euro) l’Ungheria ha costruito nuove autostrade e linee ferroviarie e modernizzato i trasporti pubblici nella capitale. Fare il calcolo di quanto entrerà in futuro dalle casse di Bruxelles in rapporto ai contributi pagati, minacciando un’uscita dall’Ue, è miserevole. Ma anche controproducente, visto per esempio il ruolo vitale svolto dai grandi investitori tedeschi come Audi, Opel, Daimler, Bmw, Bosch e Siemens.
In tutto questo non è secondario, né retorico, il confronto sui valori e sul rispetto dello Stato di diritto. È stato proprio Varga, significativamente, a legare lo scenario di un eventuale addio di Budapest agli «attacchi» dell’Ue sulle scelte del suo governo. Credo che sia necessario raccogliere la sfida, perché la linea autoritaria di Orbán non è compatibile con tutto quello che è da sempre alla base di questa nostra «casa comune» in cui l’Ungheria ha chiesto di entrare. Le regole vanno rispettate. (Paolo Lepri)