Unicredit-Mps, il nodo del marchio
Frenata sull’ipotesi di una banca locale controllata al 100%. Ilaria Dalla Riva a capo del personale Italia
Quando bisognerà affrontare il tema degli esuberi del personale tra Unicredit e Montepaschi — se la trattativa tra il ceo Andrea Orcel e il Tesoro andrà a buone fine — i sindacati negozieranno con una responsabile del personale che conoscono bene: Ilaria Dalla Riva, neoacquisto di Unicredit a capo delle risorse umane per l’Italia. La manager, a lungo direttrice del personale proprio in Mps , lascerà Vodafone e a ottobre si insedierà in piazza Gae Aulenti.
La nomina della top manager voluta da Orcel (che ha composto una squadra con diverse figure femminili) — che riporterà al capo di Unicredit Italia Niccolò Ubertalli e ad Annie Coleman, group people & culture officer — non è da ricollegare al tavolo con il Tesoro, precisano fonti vicine a Unicredit, ma ci sarà anche lei a discutere sugli esuberi di un personale, quello senese, che conosce bene avendo già firmato precedenti piani di uscite volontarie nell’istituto.
L’eccesso di personale — e del relativo costo di assorbimento — in Mps è uno dei nodi della trattativa con il governo, in un’operazione che — precisano le stesse fonti — è ancora tutta da costruire e dall’esito non scontato. Le stime di fonte sindacale parlano di poco meno di seimila dipendenti Mps (su 21.388 totali) che maturano i requisiti per il prepensionamento volontario in sette anni, ai quali Unicredit potrebbe aggiungere 1-2 mila suoi dipendenti. Oggi Mps dispone di 1.418 filiali dopo averne chiuso più di 600 negli ultimi anni. Una parte delle filiali al Sud, circa 80, andrebbe a Mcc-Popolare Bari, con relativo personale.
Il costo degli esuberi dovrebbe essere sostenuto dal Tesoro nell’ambito del rafforzamento patrimoniale da 2-2,5 miliardi (secondo le stime) propedeutico all’integrazione. Il Tesoro si ritroverebbe con azioni Unicredit che non dovrebbero disporre dei diritti di voto ma solo dei diritti patrimoniali. Sarebbe un modo per evitare influenze di un socio pubblico nella gestione.
Altro tema oggetto in questi giorni della due diligence sono le attività commerciali che Orcel vuole acquisire, lasciando al Tesoro bad bank e crediti deteriorati. Un primo rapporto intermedio potrebbe arrivare sul tavolo di Orcel entro la fine di questa settimana. Svuotare l’istituto di tutti gli npl — ora ridotti a 4,2 miliardi lordi (2,2 netti), pari al 3,7% dei prestiti — comporterebbe un esborso elevato per il Tesoro, che li acquisterebbe attraverso Amco.
C’è poi il tema del marchio, caldo dal punto di vista politico, dato che a Siena si vota per le suppletive della Camera ed è candidato il segretario del
Pd Enrico Letta. In città si punta a salvare il marchio in una banca locale al 100% di Unicredit. Ma su questo i precedenti della Bce vanno nella direzione di un consolidamento effettivo (un solo marchio quindi). Né Orcel si straccerà le vesti per salvarlo.
L’idea alternativa raccolta
Il primo rapporto
Entro fine settimana Orcel potrebbe avere il primo rapporto sull’operazione
in ambienti governativi è di rafforzare il marchio nella fondazione omonima (in Unicredit sono forti CariVerona o Crt, anche se la Fondazione Mps non dovrebbe diventare socio della nuova Uni-Mps). L’ente potrebbe avere un ruolo nelle attività culturali: Siena ha un immenso patrimonio artistico e Unicredit ha appena annullato il programma di vendita delle opere d’arte.