Corriere della Sera

Unicredit-Mps, il nodo del marchio

Frenata sull’ipotesi di una banca locale controllat­a al 100%. Ilaria Dalla Riva a capo del personale Italia

- Fabrizio Massaro

Quando bisognerà affrontare il tema degli esuberi del personale tra Unicredit e Montepasch­i — se la trattativa tra il ceo Andrea Orcel e il Tesoro andrà a buone fine — i sindacati negozieran­no con una responsabi­le del personale che conoscono bene: Ilaria Dalla Riva, neoacquist­o di Unicredit a capo delle risorse umane per l’Italia. La manager, a lungo direttrice del personale proprio in Mps , lascerà Vodafone e a ottobre si insedierà in piazza Gae Aulenti.

La nomina della top manager voluta da Orcel (che ha composto una squadra con diverse figure femminili) — che riporterà al capo di Unicredit Italia Niccolò Ubertalli e ad Annie Coleman, group people & culture officer — non è da ricollegar­e al tavolo con il Tesoro, precisano fonti vicine a Unicredit, ma ci sarà anche lei a discutere sugli esuberi di un personale, quello senese, che conosce bene avendo già firmato precedenti piani di uscite volontarie nell’istituto.

L’eccesso di personale — e del relativo costo di assorbimen­to — in Mps è uno dei nodi della trattativa con il governo, in un’operazione che — precisano le stesse fonti — è ancora tutta da costruire e dall’esito non scontato. Le stime di fonte sindacale parlano di poco meno di seimila dipendenti Mps (su 21.388 totali) che maturano i requisiti per il prepension­amento volontario in sette anni, ai quali Unicredit potrebbe aggiungere 1-2 mila suoi dipendenti. Oggi Mps dispone di 1.418 filiali dopo averne chiuso più di 600 negli ultimi anni. Una parte delle filiali al Sud, circa 80, andrebbe a Mcc-Popolare Bari, con relativo personale.

Il costo degli esuberi dovrebbe essere sostenuto dal Tesoro nell’ambito del rafforzame­nto patrimonia­le da 2-2,5 miliardi (secondo le stime) propedeuti­co all’integrazio­ne. Il Tesoro si ritrovereb­be con azioni Unicredit che non dovrebbero disporre dei diritti di voto ma solo dei diritti patrimonia­li. Sarebbe un modo per evitare influenze di un socio pubblico nella gestione.

Altro tema oggetto in questi giorni della due diligence sono le attività commercial­i che Orcel vuole acquisire, lasciando al Tesoro bad bank e crediti deteriorat­i. Un primo rapporto intermedio potrebbe arrivare sul tavolo di Orcel entro la fine di questa settimana. Svuotare l’istituto di tutti gli npl — ora ridotti a 4,2 miliardi lordi (2,2 netti), pari al 3,7% dei prestiti — comportere­bbe un esborso elevato per il Tesoro, che li acquistere­bbe attraverso Amco.

C’è poi il tema del marchio, caldo dal punto di vista politico, dato che a Siena si vota per le suppletive della Camera ed è candidato il segretario del

Pd Enrico Letta. In città si punta a salvare il marchio in una banca locale al 100% di Unicredit. Ma su questo i precedenti della Bce vanno nella direzione di un consolidam­ento effettivo (un solo marchio quindi). Né Orcel si straccerà le vesti per salvarlo.

L’idea alternativ­a raccolta

Il primo rapporto

Entro fine settimana Orcel potrebbe avere il primo rapporto sull’operazione

in ambienti governativ­i è di rafforzare il marchio nella fondazione omonima (in Unicredit sono forti CariVerona o Crt, anche se la Fondazione Mps non dovrebbe diventare socio della nuova Uni-Mps). L’ente potrebbe avere un ruolo nelle attività culturali: Siena ha un immenso patrimonio artistico e Unicredit ha appena annullato il programma di vendita delle opere d’arte.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy