Federer torna sotto i ferri Futuro incerto
Il lungo addio non è cominciato oggi però così, con l’annuncio della quarta operazione alle ginocchia, la terza in diciotto mesi, l’uscita di scena di Roger Federer diventa l’appuntamento in un futuro indefinito. Il maestro torna sotto i ferri, dice che gli serviranno le stampelle e che resterà fuori dal circuito per un tempo lungo («molti mesi»), non pronuncia la parola «ritiro», non vuole, non può, non a queste condizioni. «Sarà dura ma vorrei stare bene e concedermi una piccola speranza di tornare a giocare». L’esistenza presenta i conti tutti insieme all’uomo delle 65 partecipazioni Slam consecutive, miracolosamente preservato dagli infortuni fino al giorno in cui, in Australia, inginocchiandosi per preparare il bagnetto alle gemelle, sentì il menisco fare crac. E se il buon senso già ci impediva di considerare Federer, a 40 anni suonati, un antagonista coevo di Djokovic e Nadal, i rivali con i quali condivide l’attico a tre piazze con vista sui 20 titoli Major, adesso l’idea che l’ultimo match della carriera potrebbe essere stato la derrota senza scampo con Hurkacz nei quarti a Wimbledon (con l’onta del 6-0 incassato al terzo set) fa male. La sensazione è che lo svizzero, prima ancora di ricominciare ad immaginarsi un giocatore di tennis, voglia tornare ad essere un giovane uomo senza dolori cronici nel corpo, in una recente intervista parla di desideri molto umani («fare snowboard, giocare con i miei figli, condurre una vita normale»), nel frattempo ha affittato una villa ad Ibiza con la famiglia: i tramonti dell’isola leniscono la delusione per un intervento che nessuno si augurava. Le previsioni di rientro sono vaghe: l’Australia a gennaio sembra troppo vicina, più realistico pensare a Wimbledon 2022, a un ultimo urrah a Basilea, casa, o alla Laver Cup, business. Tutto, comunque, troppo fumoso, mesto, lontano.