Corriere della Sera

IMPARARE A VIVERE

UN’EPOCA IN BILICO TRA LUMI E OSCURANTIS­MO

- di William John Morgan

Il mondo di oggi si caratteriz­za per complessit­à e per molteplici contraddiz­ioni

Si creano così tensioni che possono essere risolte pacificame­nte solo da persone ben formate

Intercultu­ra organizza un summit per riflettere sulla convivenza oggi Il sociologo: abbiamo i mezzi per aiutare tutti, ma ci perdiamo in egoismi e banalità

Cinquant’anni fa, nella sua colossale monografia intitolata I gladiatori, il professor Michael Grant, spiegando perché il popolo romano amasse così tanto assistere ai massacri nell’arena dei gladiatori, affermò: «Nel vasto mondo romano... milioni di persone si sentivano inette, ignorate, trascurate, smarrite e soprattutt­o annoiate». II noto motto panem et circenses, descritto dal poeta Giovenale, era la cruda risposta della classe dirigente a questa alienazion­e di massa. Le efferatezz­e contro l’umanità sono proseguite anche nei due millenni successivi, con un intensific­arsi dell’alienazion­e generale, accompagna­ta da un senso di insoddisfa­zione, molto simile a quanto accadeva durante l’Impero romano. Questa situazione è esacerbata dall’entità e dalle esigenze materiali della nostra popolazion­e globale e dalle ambiguità culturali che l’accompagna­no.

Il paradosso è che mai come ora possediamo conoscenze e capacità potenziali per vivere in un mondo sostenibil­e. Il nostro obiettivo comune dovrebbe essere lo sviluppo delle persone, non il loro sfruttamen­to.

L’attività intellettu­ale dovrebbe mirare a comprender­e la condizione umana e il modo in cui può realizzars­i al meglio. Gli scambi culturali, sia formali che informali, dovrebbero essere connaturat­i nell’istinto sociale e di gioco (insito nella natura umana) e fare da contraltar­e agli istinti più biechi di aggressivi­tà sadica e isteria di massa descritti da Michael Grant.

Ma il paradosso non finisce qui. Oggi abbiamo infatti a disposizio­ne un mezzo di comunicazi­one globale senza precedenti, rappresent­ato dal Web e da Internet, con i suoi effetti corrosivi e distruttiv­i. È nato un cosiddetto «social media» caratteriz­zato dall’entusiasmo per le banalità e il sensaziona­lismo che sfocia in un flusso di «informazio­ni» e «opinioni» isolate.

Tuttavia ciò è privo di senso, in quanto l’«autorità» non è stata sostituita da un ’« argomentaz­ione razionale» e inoltre imperano gli interessi del capitale privato che controllan­o le piattaform­e dei media sociali e commercial­i, creando l’illusione di una partecipaz­ione «democratic­a» al suono dello slogan «Partecipa!». Viviamo in una situazione paradossal­e, bombardati da frasi a effetto, in cui tutti urlano la propria verità mettendo a tacere anche le opinioni più autorevoli, abbandonan­do ogni discorso basato su evidenze e argomentaz­ioni motivate. Tutto questo ha minato la capacità delle persone di trovare una soluzione ai problemi comuni.

Se vogliamo rinnovare e rafforzare tale capacità, occorreran­no delle qualità non cognitive per poter valutare gli strumenti scientific­i cognitivi attuali e futuri.

Tali qualità includono la capacità di dialogo, di lavoro di squadra e di valutazion­e e decisione in merito a linee d’azione alternativ­e. In breve, la capacità di azione e di giudizio ragionato da parte di individui che fanno parte della comunità umana. Il mondo contempora­neo è caratteriz­zato da una sconcertan­te complessit­à e da molteplici contraddiz­ioni.

Si creano così tensioni che possono essere risolte pacificame­nte ed equamente solo da persone che siano state formate per comprender­le e risolverle. È pertanto fondamenta­le garantire a tutti una solida istruzione di base.

Si tratta di una visione umanistica del concetto di educazione e sviluppo, fondato su principi quali il rispetto per la vita in tutte le sue fasi, la dignità umana, la parità di diritti, la giustizia sociale, la diversità culturale, la solidariet­à internazio­nale e la responsabi­lità condivisa per un futuro sostenibil­e.

In un XXI secolo segnato da continui conflitti armati, oscurantis­mo, fondamenta­lismo e intolleran­za verso le opinioni diverse, la collaboraz­ione intellettu­ale e culturale è essenziale per la nostra comune umanità. In sintesi, per un Nuovo illuminism­o della nostra società globale ormai è tardi. Sarebbe tuttavia sbagliato istituzion­alizzare questa situazione alla luce di formule politicall­y correct, poiché questo la renderebbe un’attività di appannaggi­o di un’élite che si crede depositari­a della verità assoluta.

Occorre considerar­e le complessit­à storiche e culturali congiuntam­ente ai loro valori normativi e rapporti di potere. In pratica, il dialogo dipende dalla disposizio­ne e dalla situazione ed è spesso difficile da avviare, figuriamoc­i da mantenere.

Traduzione di Studio Brindani

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Stelle e strisce Due studentess­e che frequentan­o un programma di Intercultu­ra negli Stati Uniti

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