IMPARARE A VIVERE
UN’EPOCA IN BILICO TRA LUMI E OSCURANTISMO
Il mondo di oggi si caratterizza per complessità e per molteplici contraddizioni
Si creano così tensioni che possono essere risolte pacificamente solo da persone ben formate
Intercultura organizza un summit per riflettere sulla convivenza oggi Il sociologo: abbiamo i mezzi per aiutare tutti, ma ci perdiamo in egoismi e banalità
Cinquant’anni fa, nella sua colossale monografia intitolata I gladiatori, il professor Michael Grant, spiegando perché il popolo romano amasse così tanto assistere ai massacri nell’arena dei gladiatori, affermò: «Nel vasto mondo romano... milioni di persone si sentivano inette, ignorate, trascurate, smarrite e soprattutto annoiate». II noto motto panem et circenses, descritto dal poeta Giovenale, era la cruda risposta della classe dirigente a questa alienazione di massa. Le efferatezze contro l’umanità sono proseguite anche nei due millenni successivi, con un intensificarsi dell’alienazione generale, accompagnata da un senso di insoddisfazione, molto simile a quanto accadeva durante l’Impero romano. Questa situazione è esacerbata dall’entità e dalle esigenze materiali della nostra popolazione globale e dalle ambiguità culturali che l’accompagnano.
Il paradosso è che mai come ora possediamo conoscenze e capacità potenziali per vivere in un mondo sostenibile. Il nostro obiettivo comune dovrebbe essere lo sviluppo delle persone, non il loro sfruttamento.
L’attività intellettuale dovrebbe mirare a comprendere la condizione umana e il modo in cui può realizzarsi al meglio. Gli scambi culturali, sia formali che informali, dovrebbero essere connaturati nell’istinto sociale e di gioco (insito nella natura umana) e fare da contraltare agli istinti più biechi di aggressività sadica e isteria di massa descritti da Michael Grant.
Ma il paradosso non finisce qui. Oggi abbiamo infatti a disposizione un mezzo di comunicazione globale senza precedenti, rappresentato dal Web e da Internet, con i suoi effetti corrosivi e distruttivi. È nato un cosiddetto «social media» caratterizzato dall’entusiasmo per le banalità e il sensazionalismo che sfocia in un flusso di «informazioni» e «opinioni» isolate.
Tuttavia ciò è privo di senso, in quanto l’«autorità» non è stata sostituita da un ’« argomentazione razionale» e inoltre imperano gli interessi del capitale privato che controllano le piattaforme dei media sociali e commerciali, creando l’illusione di una partecipazione «democratica» al suono dello slogan «Partecipa!». Viviamo in una situazione paradossale, bombardati da frasi a effetto, in cui tutti urlano la propria verità mettendo a tacere anche le opinioni più autorevoli, abbandonando ogni discorso basato su evidenze e argomentazioni motivate. Tutto questo ha minato la capacità delle persone di trovare una soluzione ai problemi comuni.
Se vogliamo rinnovare e rafforzare tale capacità, occorreranno delle qualità non cognitive per poter valutare gli strumenti scientifici cognitivi attuali e futuri.
Tali qualità includono la capacità di dialogo, di lavoro di squadra e di valutazione e decisione in merito a linee d’azione alternative. In breve, la capacità di azione e di giudizio ragionato da parte di individui che fanno parte della comunità umana. Il mondo contemporaneo è caratterizzato da una sconcertante complessità e da molteplici contraddizioni.
Si creano così tensioni che possono essere risolte pacificamente ed equamente solo da persone che siano state formate per comprenderle e risolverle. È pertanto fondamentale garantire a tutti una solida istruzione di base.
Si tratta di una visione umanistica del concetto di educazione e sviluppo, fondato su principi quali il rispetto per la vita in tutte le sue fasi, la dignità umana, la parità di diritti, la giustizia sociale, la diversità culturale, la solidarietà internazionale e la responsabilità condivisa per un futuro sostenibile.
In un XXI secolo segnato da continui conflitti armati, oscurantismo, fondamentalismo e intolleranza verso le opinioni diverse, la collaborazione intellettuale e culturale è essenziale per la nostra comune umanità. In sintesi, per un Nuovo illuminismo della nostra società globale ormai è tardi. Sarebbe tuttavia sbagliato istituzionalizzare questa situazione alla luce di formule politically correct, poiché questo la renderebbe un’attività di appannaggio di un’élite che si crede depositaria della verità assoluta.
Occorre considerare le complessità storiche e culturali congiuntamente ai loro valori normativi e rapporti di potere. In pratica, il dialogo dipende dalla disposizione e dalla situazione ed è spesso difficile da avviare, figuriamoci da mantenere.
Traduzione di Studio Brindani