Il Pd all’attacco: «Alleati inaffidabili». Si attende la convocazione della cabina di regia Alta tensione sul green pass
La Lega ritira gli emendamenti ma vota con FdI. Salvini: nessuna ambiguità
Il green pass crea tensione nel governo. La Lega vota con FdI ma ritira gli emendamenti. Pd: sono inaffidabili.
Nel giorno dell’accordo sul green pass che ha portato al ritiro di tutti gli emendamenti dei partiti di maggioranza, scongiurando la questione di fiducia, lo strappo della Lega c’è stato. Un altro. Nell’aula della Camera alle otto della sera i deputati del Carroccio votano con Fratelli d’Italia per abbattere il certificato verde, obbligatorio per i ristoranti al chiuso. A voto segreto l’emendamento non passa, ma la maggioranza perde pezzi: 270 no, 4 astenuti e 134 voti a favore. Troppi, rispetto ai numeri delle opposizioni. E infatti la Lega ha votato a favore, come d’altronde Salvini aveva annunciato.
In aula è Dimitri Coin a schierare il partito contro la linea del governo: «Ho il certificato verde perché sono guarito dal Covid ma non intendo scaricarlo perché assolutamente non condivido la misura». È l’ultimo atto di una giornata isterica, cominciata con un accordo e andata poi complicandosi, in un crescendo di reciproche accuse. Enrico Letta attacca: «Gravissimo l’atteggiamento della Lega, non si può stare nella maggioranza e votare con l’opposizione. Atteggiamento irresponsabile,
La norma
Il decreto sarà approvato tra oggi e domani. Ma il Parlamento è nervoso
non ha a cuore la salute degli italiani e non è un partner di governo affidabile». Al contrario, sul fronte politico opposto, Giorgia Meloni si dice «contenta» per il regalo della Lega che ha votato gli emendamenti di Fratelli d’Italia: «Contenta che quella parte del centrodestra che ha deciso di sostenere Draghi non si pieghi alla volontà della sinistra».
Tra oggi e domani il decreto sarà approvato, ma il Parlamento è nervoso. Nei capannelli a Montecitorio si parla di green pass e al tempo stesso si ragiona di amministrative e dell’elezione a febbraio del prossimo capo dello Stato. Se Salvini vede «zero rischi» per la maggioranza di unità nazionale, Luigi Di Maio è in ansia e lo dice a La7: «Dobbiamo essere preoccupati per la stabilità del governo». «La situazione di maggioranza non è semplicissima, ci sono forze politiche all’interno che hanno visioni opposte», ammette il presidente leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, soddisfatto perché la Lega, dopo giorni di trattative con Palazzo Chigi, ha accettato di ritirare i suoi emendamenti: «Lo sforzo che ci chiedono i cittadini è mettere da parte un po’ di partito e mettere davanti l’interesse del Paese».
È la Lega di lotta e di governo, quella che fa imbufalire il Pd. I dirigenti dem accusano gli alleati—avversari di essere ambigui e indebolire il governo. «Grave atto politico», denuncia Lele Fiano alle 15, quando in aula la Lega si astiene sull’emendamento che mirava ad affossare il green pass: «È irresponsabile indebolire Draghi». Più duro ancora il capogruppo di Leu Federico Fornaro: «Salvini conferma la fiducia a Draghi e poi lo pugnalano votando gli emendamenti di FdI». E la capogruppo del Pd Debora Serracchiani chiede al Carroccio di smetterla coi «giochini» elettorali e decidere «se stare in maggioranza o all’opposizione».
Salvini conferma la fiducia a Draghi e intanto mette il veto sull’obbligo vaccinale: «Non vogliamo sentirne parlare». L’esatto opposto di quanto ripete il ministro della Salute Roberto Speranza, convinto che «se dopo l’estensione del green pass i dati renderanno necessario l’obbligo vaccinale, il governo non avrà sicuramente paura». Per Giuseppe Conte la vaccinazione generalizzata per legge è l’estrema ratio, mentre FI apre. «Vaccini e green pass — si schiera con Draghi il coordinatore Antonio Tajani — sono gli strumenti migliori per scongiurare nuovi lockdown».