«Sono Jacobs» I sogni, i segreti e l’oro di Tokyo
L’intervista di Gramellini, le foto di Oliviero Toscani
Ifiglio dimenticato, la pigrizia, il successo. In una intervista a 7, il settimanale del Corriere in edicola venerdì, per la prima volta Marcell Jacobs, due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Tokyo, racconta tutto. Il calcio, il salto in lungo, poi la velocità. Il campione negli scatti di Oliviero Toscani.
Tokyo, 1° agosto 2021. È sera tarda quando lo stadio Olimpico, ancora frastornato dall’inedita vittoria ex aequo di Gianmarco Tamberi e del qatariota Mutaz Essa nel salto in alto, rimane al buio.
Italia, 1° agosto 2021. È da poco passata l’ora di pranzo di un’afosa domenica estiva. Con i condizionatori accesi in cerca di un po’ di respiro, gli italiani si ritrovano — chi in città chi in spiaggia — davanti allo schermo della tv o dello smartphone: hanno appena gioito per la vittoria di «Gimbo» quando le luci sulla pista di atletica si spengono.
Da una parte e dall’altra del mondo c’è lo stesso clima di attesa: uno dopo l’altro compaiono i nomi di otto atleti, sono i finalisti dei 100 metri, gara regina dell’Olimpiade. Nella terza corsia arriva la scritta «Lamont Marcell Jacobs» accostata alla bandiera italiana. Quante volte dalla finale degli Europei di Wembley abbiamo visto sventolare il Tricolore, quante abbiamo ascoltato l’Inno di Mameli. L’emozione è e resterà sempre la stessa, per tutta l’estate. Perché ancora non lo sappiamo in quella domenica di inizio agosto, ma lo sport continuerà a farci gioire.
Intanto nello stadio giapponese tornano le luci, le telecamere corrono sui volti degli atleti e dallo schermo traspare il carico di adrenalina degli uomini più veloci del mondo. Tutti tesissimi, tranne uno… svelerà solo a fine agosto in una lunga intervista.
Pronti, ai blocchi... il britannico Zharnel Hughes scatta in anticipo. Falsa partenza, sconsolato si dirige mesto verso l’uscita.
Nuova concentrazione, finalmente si parte. Bastano 9 secondi e 80 centesimi a Jacobs per regalare all’Italia il secondo oro in pochi minuti. Doppio scacco matto: sono italiani l’uomo che salta più in alto e quello che corre più veloce al mondo.
Questa è la nostra ricostruzione, quella di chi ha visto la gara in diretta. Poi c’è un’altra ricostruzione, quella di chi la gara l’ha vissuta in prima persona. Un racconto – minuto per minuto – che potete leggere per intero su 7 in edicola venerdì 10 settembre. Fotografato da Oliviero Toscani allo stadio Paolo Rosi di Roma e intervistato da Massimo Gramellini, Marcell Jacobs porta indietro l’orologio e parte con i ricordi da quando ha aperto gli occhi il 1° di agosto. «Quella mattina mi sono svegliato alle 5 e 40, io e il fuso orario di Tokyo non siamo mai andati d’accordo. La gara era alla sera e le mie storiche parole al risveglio furono: “Mo’ che cavolo faccio tutto il giorno?” Telefono a Nicoletta, la mia psicologa. “Marcell, se sei già sveglio, rimani sveglio: accetta ciò che non puoi cambiare”. La faceva facile, lei. Apro il computer per rilassarmi e vedo la prima pagina della Gazzetta. C’è una mia foto gigantesca: “L’uomo dei sogni”. Mi agito ancora di più».
E via con i ricordi. Conquistato l’accesso alla finale, Jacobs dice al suo allenatore «io sono morto, non corro più. Mi sento le gambe di pietra. Ho dato tutto, l’obiettivo è raggiunto, basta così». Poi una nuova telefonata con Nicoletta, venti minuti di respirazione attraverso lo smartphone ed è nel tunnel con gli altri centometristi: «Prima della gara si scrutano tutti in cagnesco, tipo boxeur, io invece do il cinque a tutti. Mi guardano come se fossi un coglione…».
E il racconto continua con gli attimi prima e quelli immediatamente successivi alla gara, la telefonata del premier Mario Draghi, i follower che esplodono. Ma su 7 in edicola venerdì c’è anche molto del Marcell bambino, del rapporto con i cuginetti, con la compagna Nicole, con i figli, con il padre, con le insegnanti e le compagne di scuola. E con Filippo Tortu. Ci sono i cibi, i film e le canzoni preferite. E poi c’è la pista di Desenzano nel giardino di un amico e ci sono i desideri e i sogni di un ragazzo che si svela a cuore aperto.
Le gambe di pietra «Dopo essere arrivato in finale, mi sentivo le gambe di pietra, ero morto...»
L’agitazione «Ho la prima pagina della Gazzetta. Titolo: L’uomo dei sogni. Mi agito ancora di più»