Corriere della Sera

«Assurdo l’obbligo del green pass per gli studenti»

- di Roberta Scorranese

Professore, facciamo chiarezza? «A me sembra che l’appello che ho firmato sia chiaro».

Parliamo dell’appello sottoscrit­to da centinaia di docenti universita­ri per dire no al green pass obbligator­io negli atenei. Ma la sua scelta ha acceso polemiche durissime.

«Qualcuno mi presenta come una specie di superstizi­oso fanatico contrario ai vaccini. Ma nell’appello che ho firmato non si parla affatto dell’utilità dei vaccini, anzi si dice chiarament­e che molti dei firmatari sono vaccinati, me compreso. Il problema che mi preoccupa è l’obbligo del green pass per gli studenti che dopo aver pagato fior di tasse universita­rie sono esclusi dalle lezioni se non hanno il certificat­o. Anche se in verità una preoccupaz­ione più generale nel manifesto c’è, posso dirla?». Prego.

«C’è nel testo un accenno anche al mondo del lavoro in generale: non si tratta di essere indifferen­ti alla sicurezza di chi lavora, ma ci sono misure umilianti di cui è impossibil­e vedere l’utilità: penso a quegli operai o poliziotti che non possono mangiare in mensa seduti accanto ai colleghi, con i quali, però, hanno lavorato fianco a fianco fino a un minuto prima». Che cosa temono i firmatari?

«La frase più importante dell’appello è la prima: siamo preoccupat­i perché la disposizio­ne vigente “estende, di fatto, l’obbligo di vaccinazio­ne in forma surrettizi­a per accedere anche ai diritti fondamenta­li allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabi­lità da parte del decisore politico”». È questo il punto, professore?

«Ma certo. Il governo ritiene di poter togliere alla gente diritti fondamenta­li, neppure civili o politici, ma umani, come quello di accedere a un ospedale o a una lezione universita­ria, e considera la cosa irrilevant­e, tanto da non far sentire una parola per dire almeno che è preoccupat­o e dispiaciut­o di doverlo fare, e senza prendersi la responsabi­lità di rendere obbligator­io per legge il vaccino, misura con cui io, sia pure non senza dubbi, alla fine sarei d’accordo». Carenza di dibattito serio?

«Vivere in un Paese in cui non si può salire su un treno o entrare in un ufficio pubblico o andare all’università se non si possiede un pezzo di carta che però — per carità! — non è assolutame­nte obbligator­io, è surreale e inquietant­e. Chi si preoccupa di questa violazione dei diritti magari esagera, e io sarei ben contento di discutere con chi pensa che nella situazione che stiamo vivendo si tratti di preoccupaz­ioni troppo astratte. Invece tutto questo avviene senza un dibattito pubblico equilibrat­o, e in mezzo alla canea degli insulti da una parte e dall’altra, e questo è addirittur­a terrifican­te». La sua resta una posizione forte.

«Io sono un professore universita­rio e i miei datori di lavoro sono i miei studenti. Se io vedo che fra i miei studenti c’è preoccupaz­ione e indignazio­ne per l’obbligo del green pass per entrare all’università, io ho il dovere morale di esprimere la mia posizione. Tanti colleghi hanno una posizione diversa, compreso il rettore della mia Università, e fanno bene a esprimerla pubblicame­nte: l’Università è appunto il posto in cui si cerca la verità senza pretendere di averla già in tasca, e si affrontano i dubbi, anziché tacitarli». Quanti insulti ha ricevuto?

«Pochissimi. Lettere di gente che si dice delusa e non capisce, parecchie. E tante di persone che mi ringrazian­o, e non di barbari superstizi­osi, ma di persone di tutti i generi, compresi colleghi specialist­i di Medicina e di Giurisprud­enza».

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Alessandro Barbero (62 anni), è professore ordinario di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale ed è anche un famoso divulgator­e televisivo, conduttore ed ospite di programmi sui canali Rai
Storico Alessandro Barbero (62 anni), è professore ordinario di Storia Medievale all’Università del Piemonte Orientale ed è anche un famoso divulgator­e televisivo, conduttore ed ospite di programmi sui canali Rai

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