Corriere della Sera

Il no vax stroncato dal virus Il figlio: «Non fate come lui»

- Silvia Madiotto

Virginio Parpinello, per gli amici Ilves, era un papà, un elettricis­ta e un tenace indipenden­tista veneto. È morto a causa del Covid domenica mattina, meno di un mese dopo il contagio, nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Treviso dove era stato ricoverato d’urgenza per colpa di quel virus a cui non credeva, che non riteneva dannoso al punto da fargli del male. Aveva 65 anni, viveva a Vittorio Veneto e non era vaccinato; aveva convinto anche la moglie Tiziana a non aderire alla campagna. Il suo rifiuto era categorico: «Riteneva l’epidemia una montatura e il vaccino un’imposizion­e — racconta il figlio Davide —. Era sano, non aveva patologie. Ho provato più volte a convincerl­o, non mi ha mai voluto ascoltare. Ora spero che questa vicenda possa essere d’aiuto a chi è dubbioso. Mia madre si è pentita, appena potrà si vaccinerà, ha capito che è importante e lo sta dicendo a tutti. E questo è il nostro appello: vaccinatev­i». A inizio estate Parpinello aveva partecipat­o a un raduno no vax al seguito del sindaco indipenden­tista (e medico) Riccardo Szumski, sostenitor­e delle «terapie domiciliar­i precoci». Era un irriducibi­le oppositore del Green Pass e credeva alle tesi complottis­te. «Prima del Covid papà non era un no vax e noi figli siamo tutti vaccinati — continua il ragazzo —. Ma da quando era scoppiata l’epidemia si era convinto che ci fosse qualcosa dietro. Si fidava solo di alcune idee che aveva letto e sentito in giro». Sui social è vasto il cordoglio del mondo venetista: Ilves era uno storico militante.

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