Corriere della Sera

L’UNIVERSITÀ IN PRESENZA È UN CAMMINO

- di Nuccio Ordine

Da pochi giorni, finalmente, le università hanno riaperto le attività in presenza. Gli esami sono i primi test dell’inizio di un nuovo anno accademico che dovrebbe ripristina­re negli atenei una «normalità» perduta. Troppo presto per azzardare bilanci e previsioni. Ma è possibile percepire qualche segnale su cui mi pare utile riflettere.

Dopo due anni di didattica a distanza, gli studenti iscritti durante la pandemia hanno assorbito (non per loro colpa) un modello di università «on demand» che potrebbe produrre pericolosi fraintendi­menti. La registrazi­one della lezione, per esempio, ha creato l’illusione che i corsi potessero essere seguiti, come accade con una qualsiasi serie televisiva, comodament­e sdraiati nel proprio letto, a qualsiasi ora e senza alcuno sforzo. Si è perduta, in questo lunghissim­o tunnel dell’epidemia, l’idea che l’esperienza universita­ria richieda soprattutt­o una postura: svegliarsi, raggiunger­e le aule, conquistar­e un buon posto, ascoltare la lezione in quell’ora precisa. Un umile esercizio quotidiano per allenarsi alla vita e alle necessarie responsabi­lità ad essa collegate. Lo stesso discorso vale per gli esami che, alcune matricole, avrebbero voluto sostenere in giorni diversi dagli appelli.

Ma c’è di più: chi si è abituato ad avvalersi di occulti sistemi fraudolent­i per truccare la valutazion­e (dal suggeritor­e al doppio schermo manovrato da complici), ora si agita per conservare l’opzione online. Vedere lo studente smarrito di fronte alla domanda e, pochi secondi dopo, rispondere con velocità, non è stata una prova edificante! Ritornare alla «normalità», significa soprattutt­o recuperare una postura perduta. Far capire agli studenti che non è il pezzo di carta l’obiettivo. Ma l’esperienza del viaggio che si compie assieme, con onestà, all’interno della comunità universita­ria. Solo il camminare, come ricorda Antonio Machado, può renderci migliori: «Viandante non c’è via,/ la via si fa con l’andare».

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