Corriere della Sera

Ambiente, clima, sostenibil­ità Un italiano su sei adegua la spesa

Il rapporto Coop: i consumi alimentari e la percezione del riscaldame­nto globale

- di Fabrizio Papitto

La nuova cultura del cibo passa dal clima. A dichiararl­o è il rapporto Coop «Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani», secondo cui 1 italiano su 6 dichiara di adeguare il proprio regime alimentare allo scopo di ridurre l’impatto ambientale. In particolar­e, tra gli italiani che riconoscon­o nel riscaldame­nto globale il principale motore dei futuri cambiament­i alimentari, il 26% prevede una maggiore scarsità di cibo a causa del climate change, mentre il 32% ipotizza che per salvare il Pianeta occorrerà modificare l’alimentazi­one.

Elementi che pesano su un carrello della spesa sempre più green che nel 2020 ha registrato un valore complessiv­o di 10 miliardi di euro tra ipermercat­i e supermerca­ti, segnando un +8% rispetto all’anno pre-pandemico. L’88% del campione esaminato, infatti, dichiara di fare scelte sostenibil­i nell’acquisto di prodotti alimentari, pur associando valori differenti al concetto di «sostenibil­ità».

Per alcuni è legato al metodo di produzione (33%), per altri all’attenzione per gli imballaggi (33%), all’origine delle materie prime o alla filiera controllat­a (21%), e ancora a fattori di responsabi­lità etica e sociale come il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli attori della filiera (9%). Il 46% degli intervista­ti, inoltre, si dichiara disposto a spendere almeno il 2% in più per avere prodotti che rispettino le garanzie ambientali.

Cambiano, di conseguenz­a, le abitudini alimentari a tavola. Se il 13% sta riducendo il consumo di carne — i cosiddetti «reducetari­ani» —, aumenta la percentual­e dei consumator­i che seguono una dieta vegana (1,5 milioni), facendo registrare il +25,8% del «veg» in termini di vendite (312 milioni di euro nel primo semestre contro 272 milioni anno su anno nel 2020 e 248 milioni nello stesso periodo del 2019).

Tendenze che Coop ha scelto di sposare, in alcuni casi muovendosi con anticipo. «Siamo stati i primi a promuovere l’allevament­o senza antibiotic­i e gli unici per ora a espellere il glifosato dalla coltivazio­ne dei nostri prodotti freschi», dichiara l’amministra­trice delegata di Coop Maura Latini, che a fronte del progressiv­o indebolime­nto dei prodotti di marca non manca di criticare il modello a basso costo dei discount, giudicato deleterio per le filiere produttive. «Dev’essere chiaro che la sostenibil­ità non è solo ambientale ma anche etica — precisa —, bisogna rispettare la qualità del lavoro e la sua remunerazi­one».

Diverse, quindi, le sfide del prossimo futuro, a cominciare dalla necessità di incrociare il retail fisico con gli strumenti e i canali offerti dal digitale. Ma a preoccupar­e di più la grande distribuzi­one, nell’immediato, è la dinamica dei prezzi all’acquisto e alla vendita. C’è il rischio che il retail alimentare resti schiacciat­o tra la diminuzion­e dei prezzi al consumo — che nel primo semestre del 2021 hanno registrato una deflazione dello 0,7% — e l’annunciato aumento delle materie prime e dei listini dei fornitori industrial­i.

«Si possono prospettar­e aumenti di listino fino al 10%», avverte Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazio­ne Nazionale Cooperativ­e di Consumator­i), i quali andrebbero a gravare ulteriorme­nte su un mercato dei consumi che fatica a ripartire. «Sarebbe impensabil­e trasferire questi aumenti tout-court sui consumator­i», dichiara. Perciò «il governo deve chiamare le parti ad affrontare il tema — conclude —, altrimenti si rischia di scatenare la guerra commercial­e e un’inflazione che può avere effetti depressivi per il Paese».

Il retail tra l’aumento dei costi per le materie prime e i prezzi bassi alla vendita

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Maura Latini, amministra­trice delegata di Coop Italia

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