Corriere della Sera

Poeti sul palco, sfida in versi

Ventuno artisti si contendono il titolo nazionale di «Poetry slam»

- (d. fed.)

Nella Grecia antica gli agoni poetici, le competizio­ni di poesia, erano prassi comune. A Torino venerdì 17 e sabato 18 si svolgerà qualcosa di simile: sono le finali nazionali di «poetry slam», una competizio­ne a colpi di poesia orale e «performati­va» che vedrà sfidarsi una ventina di partecipan­ti, poeti e poetesse da tutta Italia. Si sale sul palco, si recitano i propri versi originali e, alla fine, si aspetta il verdetto non di una giuria tecnica, ma del pubblico: sono cinque giurati estratti a sorte tra la platea a dare il voto a ciascuna esibizione.

Alla fine dei due giorni sarà decretato chi vincerà il titolo di campione italiano 2019-2021. Le semifinali sono in programma il 17 all’Imbarchino del Valentino, mentre le finali si tengono sabato 18 alla Gam, la Galleria civica di arte moderna e contempora­nea del capoluogo piemontese. Le due serate rientrano in Metronimìe, festival di poesia performati­va delle associazio­ni culturali torinesi Amalgama e Atti impuri poetry slam. L’evento è in collaboraz­ione con Lips (Lega italiana poetry slam) e con la stessa Gam.

Il formato di queste gare di poesia viene dagli Stati Uniti: lo inventò a Chicago nel 1987 un poeta allora non ancora trentenne, Marc Kelly Smith. Annoiato dai reading poetici tradiziona­li, pensò che una competizio­ne con un meccanismo ludico potesse «riportare la poesia tra la gente», come sosteneva, facendo sì che le persone tornassero ad appassiona­rsi ai versi. Il formato degli «slam» oggi è diffuso in oltre cento Paesi.

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