Corriere della Sera

Da Napoli alla Svizzera Ora Vincent promette di cambiare l’orologeria

«Il mio meccanismo sostituirà la spirale»

- di Fabio Bozzato

L’inventore di orologi è un signore napoletano dall’accento francese che vive nella svizzera Le Locle. Con 40 brevetti all’attivo e 77 anni, Vincent Calabresi, così si chiama, sembra aver vinto la sfida che insegue da sempre: archiviare la spirale che regola il ticchettio degli orologi e sostituirl­a con un nuovo meccanismo. Il fatto è che la spirale resiste dal 1675, «prima si usavano fili di seta e gli orologi segnavano solo le ore».

«La spirale è il cuore di tutto il congegno», spiega: ha cambiato lo spartito del tempo. Nata da un’idea dell’inglese Robert Hooke (1635-1703), chi l’ha usata davvero con successo è stato l’olandese Christian Huyghens (1629-1695). Poi è arrivato Breguet, innovando il congegno fino a portare il tempo al polso. «Eppure, in questi 5 secoli i limiti della spirale sono rimasti irrisolvib­ili — spiega —. Un vero rompicapo per qualunque orologiaio». Vincent Calabrese preferisce non anticipare i dettagli prima della presentazi­one che farà a VicenzaOro, ma si dice sicuro che sarà una rivoluzion­e. Il problema della spirale è la fragilità. E il suo nemico è prima di tutto la gravità, dice: «Può essere di una fattura perfetta, con materiali straordina­ri come il silicio, ma continua ad avere margini di errore per lo meno di due o tre secondi ogni giorno». Un’enormità.

Prima che tutti lo conoscesse­ro come Vincent, si chiamava Vincenzo e già quindicenn­e manovrava con disinvoltu­ra gli orologi. «Mi avevano espulso da scuola e mia madre, preoccupat­a di avere un figlio scugnizzo per le strade di Napoli, mi ha portato da un orologiaio che cercava apprendist­i. Da lì ho cominciato non solo ad aggiustarl­i, ma a capire sempre più il meccanismo. E mi sono appassiona­to». Poco prima di compierne 18, ha convinto la famiglia a lasciare Napoli: «Non c’era nessuna prospettiv­a. E io volevo evitare il servizio militare», sorride. Destinazio­ne? Svizzera, distretto degli orologi: «Ero autodidatt­a, ma me la cavavo bene e ho imparato veloce il francese»: assunto da Tissot.

La Svizzera era affamata di lavoratori e allo stesso tempo guardava di sbieco chi valicava la frontiera. Vecchia storia. «Mi presentavo dicendo: sono un orologiaio. E mi rispondeva­no: no, sei solo un italiano». Ma Vincent ha tenuto duro. Vincenzo è diventato Vincent quando nei primi anni ’70 si è presentato da lui un signore con un antico orologio da tasca del XIX secolo che era finito sotto una macchina. Invece di ripararlo, il nostro inventore si è fatto ammaliare dal meccanismo. Lo ha modificato in modo così innovativo, che ha finito per creare il Golden Bridge, tutt’ora un’icona dell’orologeria del Novecento. Non era più Vincenzo, ma Vincent l’inventore di orologi.

Nel 1977 per quella sua creazione veniva premiato a Ginevra con il più prestigios­o dei premi. E nel 1985 era tra i fondatori della prestigios­a Ahci, l’Accademia degli Orologiai Creatori Indipenden­ti, assieme a Svend Andersen, un altro genio delle lancette, immigrato in Svizzera pure lui, ma dal nord, dalla Danimarca. «Il segreto delle invenzioni non sta nel complicare il meccanismo, ma nel rendere più semplice possibile l’ingranaggi­o. È così che ho trovato il modo per sostituire la spirale: ha almeno un terzo di meccanismi in meno, il che significa un terzo dei problemi in meno. È quello il segreto».

«Il segreto delle invenzioni sta nel rendere più semplice possibile l’ingranaggi­o»

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Al lavoro Vincent Calabrese svelerà la sua novita a Vicenza

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