Il doppio gioco del «Loca» Guidare gli azzurri e salvare la Juve
Che estate Loca, dalla Svizzera alla Svizzera, per tornare stasera sulla pista di decollo dello stadio di Reggio Emilia, dove tutto è (ri)cominciato. Un viaggio sulle montagne russe, pazzo e bellissimo quello di Manuel Locatelli, come il primo gol segnato all’Europeo a Sommer, il portiere che domenica a Basilea si è rifatto sugli azzurri. Un’azione magnifica — nata da un lancio di trenta metri di Manuel, che poi ha seguito l’azione di Berardi e l’ha conclusa in rete — che racconta meglio di tante altre «la squadra più ignorante mai vista», come l’ha definita Spinazzola nell’intervista a Sportweek.
La Nazionale forse ha smarrito un po’ di quella sana follia, capace di far segnare a Locatelli un gol che altrimenti non avrebbe mai fatto («Di solito non seguo l’azione, ma quel passaggio mi ha esaltato»). Però si ritrova con un titolare aggiunto nel cuore del gioco, un 23enne che in carriera ne ha già vissute tante, fino al grande salto alla Juventus e che proprio in quella notte romana ha valicato la sua linea d’ombra. A Basilea Locatelli è stato il migliore degli azzurri e stasera sarà un punto di riferimento ancora più importante, da mezzala con la visione di gioco di un regista. L’Europeo ha proiettato il Loca, baby fenomeno scaricato dal Milan e poi protagonista della risalita con il Sassuolo, in un’altra dimensione. Ma anche dopo il trionfo di Wembley c’è stato un rallentamento improvviso: la trattativa tra gli emiliani e Juve per il suo passaggio in bianconero è stata estenuante, nonostante l’esito fosse scontato. Perché Manuel voleva solo Madama e
Madama poteva permettersi solo lui per sistemare un centrocampo disastrato: al di là del prestito gratuito biennale e del riscatto fissato al terzo anno (fino a 35 milioni bonus compresi), l’investitura è pesante, perché la Juve va ricostruita nelle fondamenta del gioco e il compito che attende Loca è gravoso.
Giusto il tempo di rivelare il tifo sfegatato della nonna per i bianconeri, di giocare qualche minuto con Ronaldo a Udine e abbracciarlo senza sapere che era una foto d’addio. Poi mezzora con l’Empoli, in una serata che ha messo già a nudo i limiti della Juve. In azzurro, dove Manuel do
menica ha giocato la sua prima partita stagionale da titolare (e da leader), tutto sembra più semplice, anche se due pareggi di fila hanno tolto spensieratezza e «ignoranza» al gruppo.
Manuel però scalpita, ha una voglia matta di mostrare a Mancini di non essere solo l’alternativa a Verratti, ma qualcosa in più. E anche di far vedere ad Allegri che è prontissimo per la sfida di sabato a Napoli. Il ragazzo chiamato a salvare l’anima della Juve vuole mettersi al centro anche della sala comandi azzurra. È il gioco del Loca e le sorprese non sono finite qui.