Corriere della Sera

La Cdu sbandata dopo Merkel: per la prima volta finisce sotto il 20%

Il divario con la Spd ancora più forte sui candidati: il 15% vorrebbe Laschet, il 50% Scholz

- Dal nostro corrispond­ente a Berlino Paolo Valentino

Sembra presagire un finale quasi wagneriano, la campagna elettorale in Germania, ormai entrata nella dirittura d’arrivo. Mancano poco più di due settimane al voto del 26 settembre e il Gotterdämm­erung, il crepuscolo degli dei, appare quasi inevitabil­e per il partito che ha governato per 50 degli ultimi 70 anni. Per la prima volta nella sua storia, la CduCsu viene data sotto il 20% delle intenzioni di voto, con un ritardo di cinque punti sulla Spd, protagonis­ta di un’improbabil­e quanto sorprenden­te rimonta. Ancora più abissale è il gradimento del candidato dell’Unione, Armin Laschet, che appena il 15% degli elettori vorrebbe vedere al posto di Angela Merkel, contro quasi il 50% che preferireb­be quello socialdemo­cratico Olaf Scholz.

Che la Cdu-Csu sia sull’orlo di una crisi di nervi, è stato evidente martedì al Bundestag, nel dibattito di politica generale. Merkel, fino a quel momento volutament­e olimpica e distaccata dalla polemica elettorale, ha infatti gettato tutto il suo peso nella mischia: «Un governo a guida Cdu-Csu con Armin Laschet come cancellier­e è la soluzione migliore per la Germania, in grado di assicurare stabilità, affidabili­tà, misura e centrismo». Che la cancellier­a sia stata spinta a metterci la faccia, le fonti dicono malvolenti­eri, è il segnale del crescente nervosismo dei conservato­ri di fronte alla concreta prospettiv­a che per la prima volta in 16 anni, la Germania si dia un governo senza la Cdu-Csu. Merkel è addirittur­a uscita da sé stessa, rompendo il proprio codice e attaccando Scholz, il suo vice, che ha criticato per aver definito «cavie» le persone vaccinate.

Ma a differenza dei Rolling Stones, il tempo non è più dalla parte della Cdu-Csu, che sembra aver sbagliato proprio tutto: il candidato, i temi, il rapporto con l’eredità di Merkel. Le gaffe di Laschet sono ormai un cult. Una lacuna grave si è rivelata l’assenza di un vero programma elettorale, mentre i socialdemo­cratici proponevan­o l’aumento del salario minimo a 12 euro, un piano di edilizia popolare che va al cuore della crisi degli alloggi, pensioni minime più generose. Ma soprattutt­o né Laschet, né la Cdu-Csu hanno saputo e voluto rivendicar­e la continuità con Angela Merkel, dicendo in sostanza: sono stati anni felici, ma ora faremo tutto diversamen­te. Errore madornale, in un Paese dove l’uscita di scena dell’eterna cancellier­a provoca un senso di smarriment­o e la ricerca di qualcosa o qualcuno che le assomigli. Detto altrimenti, lo spirito di Angela Merkel, la donna che ha destruttur­ato il paesaggio politico tedesco, aleggia sulla campagna elettorale e saranno i suoi voti a decidere l’esito delle elezioni.

È in questa faglia non ideologica e del tutto personale, che si è inserito Olaf Scholz, l’uomo che secondo i sondaggi sta facendo rinascere la socialdemo­crazia. Solido, serio, soporifero, il ministro delle Finanze risulta comprensib­ile e semplice. E a parte le trovate, come le mani a rombo o i poster furbi, in fondo a rendere facile all’ex borgomastr­o di Amburgo rivendicar­e il manto della continuità è il fatto che negli anni recenti quelle di

Nella alleanza a tre che sarà necessaria per il governo resta un ruolo chiave per i Verdi

Merkel sono state politiche sostanzial­mente socialdemo­cratiche, non ultimo il massiccio deficit spending varato per fronteggia­re le conseguenz­e economiche della pandemia. «A differenza della fine dell’era Kohl, non c’è alcun appetito per un cambiament­o di politica o di stile – dice Daniela Schwarzer dell’Open Society Foundation – ma c’è forse voglia di avere un cancellier­e che non sia della Cdu».

La partita rimane tuttavia aperta. Anche perché sarà sicurament­e necessaria un’alleanza a tre per formare una maggioranz­a. E questo assegna un ruolo chiave ai Verdi, grandi delusi della partita ma ancora in grado di condiziona­re ogni coalizione, e ai liberali della Fdp. Guiderà il governo chi tra Spd e Cdu offrirà loro le migliori condizioni. Dopotutto, quello dei cristiano-democratic­i, potrebbe anche essere un crepuscolo a metà. Ridimensio­nati, ma ancora al potere.

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