IL VACCINO E L’IDEA DI LIBERTÀ
Nel corso di una pandemia si può riconoscere la possibilità di mettere in pericolo se stessi, ma non si può consentire di mettere in pericolo gli altri
L’alternativa al green pass non è il liberi-tutti, ma il vaccino obbligatorio. Siccome incentivare è meglio che costringere, è giusto che l’ingresso sui luoghi di lavoro sia consentito solo a chi ha il green pass. Perché, se nel corso di una pandemia si può riconoscere — non senza costi — la libertà di non vaccinarsi e quindi di mettere in pericolo se stessi, per nessun motivo si può consentire il sopruso di mettere in pericolo gli altri. Lo dobbiamo alla memoria dei nostri 130 mila morti, e alla fatica dei medici e degli infermieri che hanno rischiato la vita per prendersi cura di loro e dei tanti malati che invece ce l’hanno fatta.
Come ha notato Draghi, il green pass non serve a chiudere, ma ad aprire. Consente di salire sui treni, di cenare in pizzeria, di entrare in un luogo pubblico con un grado di sicurezza incomparabilmente superiore a chi il green pass non l’ha. Ovviamente non esistono garanzie assolute. Il vaccino non è la panacea. Ma è dimostrato che il vaccino aiuta a limitare i decessi e i casi gravi, e quindi a non riempire ospedali e terapie intensive; che è poi il motivo per cui in passato si è dovuto chiudere tutto.
Certo, esiste una questione di libertà. A nessuno piace doversi sottoporre al vaccino. A nessuno piace dover tirare fuori il green pass magari più volte al giorno. Ma la pandemia non è una cosa che abbiamo scelto. Se vogliamo che tutto torni presto come prima, non possiamo comportarci come se nulla fosse cambiato.
La distinzione tra No vax e No green pass è abbastanza ipocrita. Intellettuali anche importanti dicono: piuttosto imponete il vaccino, ma non il documento che attesta la vaccinazione. Forse sono troppo sottili per noi persone semplici. O forse non hanno capito che il green pass serve proprio a evitare di imporre un obbligo di vaccinazione che sarebbe difficile rendere effettivo, e che darebbe spazio a ulteriori proteste.
In piazza, come sempre, scende una minoranza rumorosa. Però le diffidenze verso il vaccino non sono residuali. Oggi gli hub sono mezzi vuoti: chi voleva immunizzarsi l’ha già fatto. Ma se vogliamo sperare in un autunno sereno, con le scuole e i locali pubblici aperti, con la vita sociale e l’economia che ripartono, non possiamo accontentarci. Piuttosto, sarebbe bene riaprire i teatri a chi ha il green pass senza limiti di capienza; perché l’industria dello spettacolo, già in bilico, con la capienza dimezzata è destinata a crollare; e non si capisce perché si possa stare seduti accanto a uno sconosciuto in treno, e non in uno spazio ben più grande come un teatro o un cinema.
Un conto è il delirio complottista di chi considera il Covid un gigantesco Piano, o la mania narcisista di chi pensa che il virus non esista perché lui ha avuto la fortuna di non prenderlo. Un altro conto sono i dubbi legittimi sull’immenso potere che questa vicenda ha consegnato alle multinazionali del farmaco. L’Italia e l’Europa devono spingere perché si faccia di tutto per liberalizzare la formula e vaccinare il mondo, compresi i Paesi poveri. Ma un conto è nutrire dubbi e porsi domande; un altro è farsi del male da soli, e fare del male al prossimo.
Sul green pass alla fine la maggioranza che sostiene Draghi si è ricompattata. Altri passi saranno possibili solo se la Lega farà chiarezza dentro se stessa. Se prevarrà la linea dei presidenti delle Regioni del Nord, la prospettiva sarà forse la vittoria elettorale, l’ingresso nel Ppe, il governo del Paese. Se prevarranno gli istinti antiEuropa e anti-scienza, la prospettiva è rientrare nel recinto degli anti-sistema con Marine Le Pen e i nostalgici tedeschi del nazismo. Salvini è sicuro che la storia vada in quella direzione?
Scelte La maggioranza alla fine si è ricompattata Ma la Lega dovrà fare chiarezza dentro se stessa