Corriere della Sera

Così le aziende si preparano a fare i controlli

L’idea dei lettori ottici ai tornelli o l’utilizzo della piattaform­a informatic­a I dubbi degli artigiani: non possiamo permetterc­i di perdere personale

- Fabio Savelli Isidoro Trovato

Giornata di riunioni frenetiche, ieri, in quasi tutte le grandi aziende. Coinvolti i direttori del personale e i responsabi­li dei dipartimen­ti It alle prese con il possibile adeguament­o dei software dei termo-scanner per la rilevazion­e informatiz­zata degli accessi. L’obbligo del green pass per tutti i lavoratori pubblici e privati dal prossimo 15 ottobre innesca un profluvio di riunioni. Molti pensano all’installazi­one di lettori ottici ai tornelli per il riconoscim­ento del QrCode. Altri chiedono conto a Sogei, la piattaform­a informatic­a che ha gestito finora l’implementa­zione del Certificat­o.

Da Tim a Intesa Sanpaolo, da Ferrovie dello Stato a Poste si lavora per rendere gestibile l’onere dei controlli. Anche gli avvocati sono coinvolti. Perché dovrà essere il Garante della Privacy a chiarire se le aziende potranno conservare quel dato. La complessit­à sta nella scadenza del green pass. Se un anno, per chi è vaccinato, o 72 ore per chi si sottopone a un tampone. La diversa indicazion­e permettere­bbe ai datori di lavoro di capire chi è vaccinato e chi no. Ma a quel punto consentire­bbe a chi lo è di esibire il green pass solo una volta senza dover ripetere l’operazione. Mario Mantovani, presidente di Managerita­lia, è preoccupat­o: «Non ci sottraiamo alle responsabi­lità, ma deve essere applicato in modo ben definito». Rosario Rasizza, che guida Assosomm, l’associazio­ne delle agenzie del lavoro, è confidente che anche i lavoratori in staff leasing non abbiano ostacoli aggiuntivi. Molto collaborat­ivo Emiliano Maria Cappuccitt­i, direttore del personale di Coca Cola Hbc Italia, che non vede l’ora di partire in tutti gli stabilimen­ti.

Luca Paone, consulente del lavoro, il suo green pass lo ha da mesi ma dal 15 ottobre la situazione per lui si complica a livello gestionale. «Chi come me ha dipendenti, collaborat­ori di studio o personale esterno che si reca anche saltuariam­ente in ufficio, avrà bisogno di individuar­e una persona delegata all’accertamen­to. Il paradosso? Quando mi recherò in Tribunale come consulente tecnico d’ufficio non sarò tenuto ad esibire alcun tipo di documentaz­ione in quanto il decreto prevede che la norma non si estenda a tutte le persone che svolgono una attività lavorativa all’interno dei Tribunali».

Anche i lavoratori a partita Iva si ritrovano spiazzati. È il caso di Maurizio Mancino, autista di ncc: «Il provvedime­nto non è chiaro. Sono obbligato o no ad avere il green pass? La mia autovettur­a è considerat­a dalla norma come un luogo di lavoro? E i miei clienti? Sono tenuto a verificare oppure no la loro certificaz­ione?». Difficoltà anche per chi, come Italo Aricò, possiede a Reggio Calabria una pasticceri­a con qualche dipendente: «Ne ho uno che è restio a fare il vaccino — confessa —. Si tratterà di valutare nei prossimi giorni, a prescinder­e dalle eventuali sanzioni che il decreto ha previsto, come intenderà comportars­i rispetto alla possibilit­à di vaccinarsi. In caso contrario, mi ritroverei con un serio problema. Si tratta di una persona molto valida e che difficilme­nte riuscirei a sostituire in così pochi giorni. Peraltro, in un momento di ripresa del settore dopo un anno di difficoltà. Abbiamo tanto lavoro e non posso permetterm­i di perdere personale».

In studio ne avrò bisogno, in tribunale no Luca Paone consulente

Chiediamo regole chiare e definite Mario Mantovani manager

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