Così le aziende si preparano a fare i controlli
L’idea dei lettori ottici ai tornelli o l’utilizzo della piattaforma informatica I dubbi degli artigiani: non possiamo permetterci di perdere personale
Giornata di riunioni frenetiche, ieri, in quasi tutte le grandi aziende. Coinvolti i direttori del personale e i responsabili dei dipartimenti It alle prese con il possibile adeguamento dei software dei termo-scanner per la rilevazione informatizzata degli accessi. L’obbligo del green pass per tutti i lavoratori pubblici e privati dal prossimo 15 ottobre innesca un profluvio di riunioni. Molti pensano all’installazione di lettori ottici ai tornelli per il riconoscimento del QrCode. Altri chiedono conto a Sogei, la piattaforma informatica che ha gestito finora l’implementazione del Certificato.
Da Tim a Intesa Sanpaolo, da Ferrovie dello Stato a Poste si lavora per rendere gestibile l’onere dei controlli. Anche gli avvocati sono coinvolti. Perché dovrà essere il Garante della Privacy a chiarire se le aziende potranno conservare quel dato. La complessità sta nella scadenza del green pass. Se un anno, per chi è vaccinato, o 72 ore per chi si sottopone a un tampone. La diversa indicazione permetterebbe ai datori di lavoro di capire chi è vaccinato e chi no. Ma a quel punto consentirebbe a chi lo è di esibire il green pass solo una volta senza dover ripetere l’operazione. Mario Mantovani, presidente di Manageritalia, è preoccupato: «Non ci sottraiamo alle responsabilità, ma deve essere applicato in modo ben definito». Rosario Rasizza, che guida Assosomm, l’associazione delle agenzie del lavoro, è confidente che anche i lavoratori in staff leasing non abbiano ostacoli aggiuntivi. Molto collaborativo Emiliano Maria Cappuccitti, direttore del personale di Coca Cola Hbc Italia, che non vede l’ora di partire in tutti gli stabilimenti.
Luca Paone, consulente del lavoro, il suo green pass lo ha da mesi ma dal 15 ottobre la situazione per lui si complica a livello gestionale. «Chi come me ha dipendenti, collaboratori di studio o personale esterno che si reca anche saltuariamente in ufficio, avrà bisogno di individuare una persona delegata all’accertamento. Il paradosso? Quando mi recherò in Tribunale come consulente tecnico d’ufficio non sarò tenuto ad esibire alcun tipo di documentazione in quanto il decreto prevede che la norma non si estenda a tutte le persone che svolgono una attività lavorativa all’interno dei Tribunali».
Anche i lavoratori a partita Iva si ritrovano spiazzati. È il caso di Maurizio Mancino, autista di ncc: «Il provvedimento non è chiaro. Sono obbligato o no ad avere il green pass? La mia autovettura è considerata dalla norma come un luogo di lavoro? E i miei clienti? Sono tenuto a verificare oppure no la loro certificazione?». Difficoltà anche per chi, come Italo Aricò, possiede a Reggio Calabria una pasticceria con qualche dipendente: «Ne ho uno che è restio a fare il vaccino — confessa —. Si tratterà di valutare nei prossimi giorni, a prescindere dalle eventuali sanzioni che il decreto ha previsto, come intenderà comportarsi rispetto alla possibilità di vaccinarsi. In caso contrario, mi ritroverei con un serio problema. Si tratta di una persona molto valida e che difficilmente riuscirei a sostituire in così pochi giorni. Peraltro, in un momento di ripresa del settore dopo un anno di difficoltà. Abbiamo tanto lavoro e non posso permettermi di perdere personale».
In studio ne avrò bisogno, in tribunale no Luca Paone consulente
Chiediamo regole chiare e definite Mario Mantovani manager