Infermiera no vax Sì allo stipendio ma niente posto
Riammessa in MILANO servizio dal Tribunale no, ma ripagata degli stipendi non versati per 8 mesi sì: per la prima volta in materia, il Tribunale del Lavoro di Milano annulla il provvedimento con cui una cooperativa sociale, in base alle regole sui lavoratori della sanità, da febbraio aveva messo in aspettativa non retribuita l’infermiera di una residenza per anziani che aveva rifiutato la vaccinazione anti Covid.
E’ vero - premette la sentenza - che il lavoratore sociosanitario che non si vaccini diventa, in quanto potenziale maggior veicolo di diffusione del contagio, «inidoneo temporaneamente a svolgere la prestazione lavorativa tipica di un contatto con soggetti fragili», come gli anziani più esposti agli effetti del Covid. E questa è la ragione per la quale il giudice Antonio Lombardi non riammette in servizio l’infermiera. «Ma la sospensione senza retribuzione è l’extrema ratio», e dunque «c’è un preciso onere del datore di lavoro di verificare l’esistenza di posizioni lavorative alternative»: insomma di «mansioni equivalenti o inferiori» che, «astrattamente assegnabili al lavoratore», da un lato siano «compatibili con la tutela della salute nell’ambiente di lavoro», e dall’altro possano «preservare la condizione occupazionale e retributiva». Nel caso in questione, invece, il datore di lavoro non ha esplorato questa possibilità. E dunque l’infermiera, assistita dall’avvocato Mauro Sandri, deve riavere gli stipendi arretrati.